La delibera con cui la giunta della Regione Veneto imporrebbe l’obbligo di “apparecchiature di rilevazione e segnalazione a distanza per la sorveglianza del cadavere, anche ai fini del rilevamento di eventuali manifestazioni di vita” presso gli obitori, ha scatenando reazioni a catena, con le proteste di anestesisti e medici, che sostengono che “non serve”, e che è un costo inutile.
È doveroso però specificare che la delibera in realtà non introduce l’obbligo di impiegare apparecchiature di rilevazione e di segnalazione a distanza, ma al contrario permette di usare anche esse per il monitoraggio del cadavere (da sempre previsto), e non obbliga più al monitoraggio “fisico”.
Ma la paura di essere sepolti vivi non è certo solo italiana: in Turchia, alcune nuove le camere mortuarie sono state attrezzate con un sistema di rilevazione dei movimenti, affinché sia possibile individuare cadaveri che cadaveri non sono.
La “sepoltura prematura” è un fatto quasi impossibile se le procedure mediche più moderne sono applicate correttamente, ma la probabilità cresce con la minore attenzione agli aspetti medici.
I casi di “quasi sepoltura da vivi” sono rari ma ci sono: qualche mese fa il caso di una 49enne russa, risvegliatasi durante il suo funerale, ma morta per lo spavento pochi secondi dopo.
In Sudafrica, invece, qualche mese fa le autorità hanno invitato la popolazione a non dichiarare autonomamente la morte dei parenti, ma farla constatare ad un medico, proprio perché ci sarebbero stati diversi casi di sepolture “anticipate”.
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