Economia e Finanza

Aboliamo le informative sulla privacy, per favore

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Le motivazioni della condanna dei dirigenti di Google nel ben noto caso Vividown, pubblicate da poco, sono sostanzialmente riconducibili ad una inadeguata informativa sulla privacy e agli obblighi di chi carica un video.
Personalmente, trovo che suoni un po’ come condannare un supermercato perché non fa firmare una dichiarazione a chi compra un coltello in cui dichiara di sapere che non deve usarlo per accoltellare persone (e assolvere l’accoltellatore, come è avvenuto nel caso del ragazzo Down).
In generale, però, torna il “problema” delle informative sulla privacy e contrattuali, di cui abbiamo già parlato in passato. La soluzione è semplice: aboliamole. Non è una provocazione: sono orpelli totalmente inutili, dato che oggettivamente nessuno li legge. Perché non sono leggibili né comprensibili, dato che se fatte a norma di legge dovrebbero essere lunghe pagine e pagine. Contenendo precisazioni e irrilevanti e nascondendo invece le questioni principali. E perché finisce che autorizzano a fare qualunque cosa con i dati, poiché le aziende vogliono evitare rischi.
Peraltro, le informative sulla privacy complicano la vita solamente a chi cerca di rispettare la legge (comportando costi significativi — anche in termini di consulenze legali), e sono totalmente inutili contro chi della legge se ne infischia (come è dimostrato dall’enorme quantità di spam che sicuramente anche voi ricevete).
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1 commento

  • Un aspetto (fra i tanti) che rende quella sentenza agghiacciante è che i bulli pare che non siano nemmeno stati espulsi dalla scuola.
    Fra gli aspetti terribili del nostro paese spicca il fatto che i comportamenti davvero delinquenziali spesso non vengono puniti.
    Mentre viene punito altro :(.