Sempre prendendo spunto dall’indagine sul mercato immobiliare Banca d’Italia-Tecnoborsa, merita una certa attenzione l’evoluzione della differenza tra prezzo richiesto dal venditore.
I dati mostrano come nel terzo trimestre la differenza media si sia ridotta rispetto ai due precedenti (11,3%, contro 12,2% e 11,8% rispettivamente nel secondo e primo trimestre del 2009), rimanendo a livelli superiori del quarto trimestre 2008.
Cosa vuol dire questo dato? Lo si può leggere come un principio di normalizzazione del mercato immobiliare: infatti non stiamo parlando di un aumento dei prezzi, ma piuttosto verosimilmente di una riduzione delle richieste iniziali dei venditori, che stanno adeguando dunque anch’essi le proprie richieste a quelle che sono le condizioni del mercato immobilare.
Questo si nota in modo chiaro se si va a vedere le varie fasce di “sconto”, con la frequenza di diminuzioni di prezzo inferiori al 5% che torna quasi ai livelli di fine 2008: ma rimangono comunque molto frequenti i casi in cui lo sconto è molto più elevato. Per quanto abbiano un peso marginale, i casi in cui la differenza è addirittura superiore al 30% sono aumentati, diventando l’1,9% nel terzo trimestre, contro 1,7% nel secondo e 1,1% nel terzo.
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Sempre prendendo spunto dall’indagine sul mercato immobiliare Banca d’Italia-Tecnocasa, merita una certa attenzione l’evoluzione della differenza tra prezzo richiesto dal venditore.
I dati mostrano come nel terzo trimestre la differenza media si sia ridotta rispetto ai due precedenti (11,3%, contro 12,2% e 11,8% rispettivamente nel secondo e primo trimestre del 2009), rimanendo a livelli superiori del quarto trimestre 2008.
Cosa vuol dire questo dato? Lo si può leggere come un principio di normalizzazione del mercato immobiliare: infatti non stiamo parlando di un aumento dei prezzi, ma piuttosto verosimilmente di una riduzione delle richieste iniziali dei venditori, che stanno adeguando dunque anch’essi le proprie richieste a quelle che sono le condizioni del mercato immobilare.
Questo si nota in modo chiaro se si va a vedere le varie fasce di “sconto”, con la frequenza di diminuzioni di prezzo inferiori al 5% che torna quasi ai livelli di fine 2008: ma rimangono comunque molto frequenti i casi in cui lo sconto è molto più elevato. Per quanto abbiano un peso marginale, i casi in cui la differenza è addirittura superiore al 30% sono aumentati, diventando l’1,9% nel terzo trimestre, contro 1,7% nel secondo e 1,1% nel terzo.
I dati mostrano come nel terzo trimestre la differenza media si sia ridotta rispetto ai due precedenti (11,3%, contro 12,2% e 11,8% rispettivamente nel secondo e primo trimestre del 2009), rimanendo a livelli superiori del quarto trimestre 2008.
Cosa vuol dire questo dato? Lo si può leggere come un principio di normalizzazione del mercato immobiliare: infatti non stiamo parlando di un aumento dei prezzi, ma piuttosto verosimilmente di una riduzione delle richieste iniziali dei venditori, che stanno adeguando dunque anch’essi le proprie richieste a quelle che sono le condizioni del mercato immobilare.
Questo si nota in modo chiaro se si va a vedere le varie fasce di “sconto”, con la frequenza di diminuzioni di prezzo inferiori al 5% che torna quasi ai livelli di fine 2008: ma rimangono comunque molto frequenti i casi in cui lo sconto è molto più elevato. Per quanto abbiano un peso marginale, i casi in cui la differenza è addirittura superiore al 30% sono aumentati, diventando l’1,9% nel terzo trimestre, contro 1,7% nel secondo e 1,1% nel terzo.
A contrattare si risparmia sempre, soprattutto in un periodo come questo.
Secondo me la forbice si allargherà ulteriormente. Voi che ne pensate?
Sono d’accordo, contrattare è fondamentale! Però non credo che la forbice possa allargarsi più di così: se in media si finisce con il togliere più del 10% (che vuol dire che metà delle volte togli zero e metà 1/5!) vorrebbe dire che il mercato è molto distorto…
Non credo che siano dati molto significativi.
Voglio dire che quello che è conta è il prezzo finale pattuito, poco importa da quale cifra si parta. E’ solo una questione psicologica.
Io come venditore posso chiedere 300k per un appartamento che sul mercato ne vale 250k sperando di trovare il pollo che se ne innamori, se passano 6 mesi e non l’ho ancora trovato posso scendere a 280k e così via.
Oppure se ho necessità di chiudere più velocemente posso partire da 260k.
In altre parole la variabile sottesa qui è semplicemente “l’urgenza di vendere”, ed ogni caso è a se stante e produrrà differenziali prezzo richiesto/pattuito ovviamente diversi.
jack