Secondo la teoria economica sviluppata da Richard Florida, che sta ottenendo sempre più riconoscimenti a svariati livelli, lo sviluppo economico di una nazione, o di un’area geografica, può essere ricondotta alle cosiddette “3t“. Si tratta di un tema che abbiamo accennato più volte, sullo spunto di diversi atteggiamenti cui si assiste in Italia, e che vale la pena di approfondire.
L’idea alla base di questa teoria è che un’economia, per svilupparsi, non possa in alcun modo prescindere dall’innovazione, che per realizzarsi deve avere un contesto adeguato, sintetizzato da Florida appunto con le 3T:
- Talenti
- Tecnologia
- Tolleranza
Per “talenti” si intende persone di formazione elevata, ma non solo: infatti la perfetta conoscenza di una materia non è da sola sufficiente, ma per parlare di “talento” ci si riferisce anche e soprattutto alla capacità di coltivare e sviluppare idee nuove. Creatività, insomma: ma questo termine non va per forza associato all’idea del creativo bohemienne che spesso si ha in mente, dato che la creatività non è un “dono naturale” ma un qualcosa che va esercitato e sviluppato. E che può essere gestito e imparato. Non a caso, Florida parla di “economia della creatività”. E’ bene ricordare che “creativa” — nel senso di “capacità di generare nuove idee” — può essere qualunque professione, non stiamo parlando solamente di grafici o designer, ma anche di ingegneri, medici, economisti (per quanto “finanza creativa” sia un termine che ha assunto un’accezione decisamente negativa, ma è chiaro che non è certo quello il tipo di creatività di cui stiamo parlando).
La tecnologia è l’infrastruttura che permette ai talenti di “esprimersi”, che fornisce la possibilità tecnica di sviluppare nuove idee. La disponibilità di tecnologie allo stato dell’arte (siano macchinari industriali, software o altro) permette di avere un “limite” (che i talenti hanno il ruolo di spostare in avanti) che già in partenza è avanzato. Ma tra le tecnologie rientrano anche gli strumenti di comunicazione, che permettono la massima interconnessione e una “fertilizzazione” del territorio agevolando il confronto e lo scambio di idee.
La tolleranza è indispensabile, perché consente alle nuove idee, alle idee diverse, di svilupparsi. In un ambiente che non è tollerante, un’idea nuova rischia di essere scartata a priori per il semplice fatto che è “diversa”, prevenendo qualunque forma di innovazione radicale.
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Lo sviluppo economico è funzione delle risorse presenti sul territorio. Talento, tecnologia e tolleranza seguono a ruota.
Se in un dato territorio sono presenti riorse, esse permetteranno l’investimento in talento e tecnologia. La tolleranza si farà strada da sola per il semplice fatto che il ritorno sugli investimenti sarà alto, e quindi gli atteggiamenti conservativi presenteranno un costo eccessivo. L’unica eccezzione è quando un elité può monopolizzare una risorsa ed investire in un territorio diverso dove, per ragioni storiche, talento, tecnologia e tolleranza sono già presenti. Specularmente, se un territorio esaurisce le risorse, in un’economia moderna e complessa, può comunque riuscire a mantenere il suo sviluppo, se riesce a trovare chi è disposto ad apportare le risorse mancanti.
Prego leggasi “armi, germi e acciaio”, di Jared Diamond.
Dipende forse da cosa intendi per “risorse presenti sul territorio”, che chiaramente influenzano lo sviluppo economico, ma non è certo automatico che talenti, tecnologia e tolleranza seguano, anche se è vero che servono risorse ad esempio per attrarre talenti. Piuttosto, sono le risorse che tendono a spostarsi, per investire dove vengono valorizzate di più.
Ma se prendi le aree che hanno avuto maggiore sviluppo economico negli ultimi 50 anni vedi chiaramente che non sono aree ricche di risorse. Pensa alla Silicon Valley, o anche rimanendo in Italia al Nord-Est nel dopoguerra: si è sviluppato perché era ricco? Non mi pare proprio.
Piuttosto, mi pare che la ricchezza di risorse tenda ad avere un effetto diametralmente opposto: spinge a cercare di conservare la ricchezza, preservando lo status quo, spingendo verso la staticità e l’intolleranza verso nuove idee.
Risorse: acqua, terreno abitabile, terreno coltivabile, minerali, fonti d’energia (legno, carbone, petrolio), clima favorevole, vie di comunicazione. Forse altro.
50 anni ? Il mio discorso ha una valenza un tantino più a lungo termine: diciamo 12.000.
Silicon Valley: all’inizio del ‘900 la California era uno stato praticamente spopolato (1,5M abitanti), ricco di acqua, terreno abitabile (il los angeles basin), terra coltivabile (la cosiddetta internal valley), e petrolio. Direi che le risorse erano presenti e sono state anche un componente fondamentale dello sviluppo. L’Italia non aveva tutto ciò, e lo sviluppo è stato più limitato; anche fattori culturali possono aver contato.
Come tutte le elite, esse hanno la spiccata tendenza allo status quo; non sempre però riescono nei loro intenti, dipende dal tipo di risorse e dal contesto. Ad esempio se sono presenti più risorse esse non possono essere in grado di controllarle tutte, oppure possono sottovalutare l’impatto di una nuova tecnologia.