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Supporto alle banche e ai proprietari in difficoltà: è davvero una soluzione?

Il Congresso USA sta introducendo una serie di misure per affrontare le difficoltà delle banche che operano nel settore immobiliare, e prime tra tutte Fannie Mae e Freddie Mac. Il provvedimento (che dovrebbero essere approvati entro agosto) prevede linee di credito agevolate, così come supporto ai proprietari di case, per aiutarli a pagare il debito.
Va detto però che le misure in via di introduzione sono criticate da alcuni analisti, dato che lasciano spazio ad alcune critiche, che a mio parere quantomeno meritano una certa attenzione.


  • Il supporto ipotizzato a Fannie Mae e Freddie Mac non è bilanciato da garanzie da parte delle due banche, nè il Tesoro americano diventa in alcun modo creditore privilegiato, il che da un lato è comprensibile per la volontà di supportare senza troppi vincoli i due giganti in difficoltà, ma sposta tutti i rischi sulle finanze statali.
  • Da alcune parti viene sottolineato che così come stanno le cose, Fannie Mae e Freddie Mac potrebbero anche distribuire dividendi (che sarebbero da dedicare piuttosto ad un fondo per ripagare in piccola parte il supporto del governo), il che è oggettivamente un controsenso in un’azienda in crisi che necessità di supporto dal governo.
  • Il provvedimento sembra percorrere una pericolosa strada di “privatizzazione dei profitti”, che vengono mantenuti da pochi, e “socializzazione del rischio”, in cui le perdite vengono distribuite tra i contribuenti: oltre che essere uno scenario eticamente scorretto, è soprattutto uno scenario pericoloso, dato che di fatto va ad incentivare i comportamenti rischiosi (perché tanto non se ne subiscono i costi).

Inoltre, c’è chi sottolinea che piuttosto andrebbe aiutato anche chi vuole adesso comprarsi una casa. La base di quest’opinione è un interessante spunto di riflessione: di fondo, il problema è che sono stati concessi una serie di prestiti che non sono in grado di essere ripagati, e per quanto si cerchi di girare attorno al problema la sostanza non può cambiare, e quei prestiti non saranno ripagati. Meglio accettare il danno con una logica “via il dente, via il dolore” anziché prolungare “l’agonia” con costi elevati.

Piuttosto, sarebbe importante aiutare chi adesso, con i prezzi degli immobili diminuiti, potrebbe permettersi l’acquisto ma non può effettuarlo perché le banche USA fanno fatica a concedere mutui. Insomma, affrontare un problema di liquidità, piuttosto che uno di insolvenza, nell’ottica che comunque supportare i nuovi acquirenti permetterebbe comunque di sostenere la domanda e guidare verso una “normalizzazione” del mercato degli immobii in USA.

Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]

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