“Questo matrimonio non s’ha da fare“: viene da citare il Manzoni pensando alla vendita di Alitalia ad Air France. E per quelli a cui piace pensar male, non è neppure improprio il parallelo tra i bravi e gli odierni politicanti e sindacalisti.
L’impressione è che vi siano troppi interessi e giochi di potere a cui non si vuole rinunciare per trovare una soluzione “realistica” al problema. Sempre per coloro a cui piace pensare male, c’è chi sostiene che l’esigenza di tutelare ad ogni costo i “lavoratori di Alitalia” è dovuta al fatto che molti politici ci avrebbero “parcheggiato” amici e parenti. Magari non è così, anche se a livello di proprietà anziché di dipendenti, in realtà qualche sospetto viene, quando anche Berlusconi suggerisce l’acquisto da parte di una cordata “a cui potrebbero partecipare anche i suoi figli”. Certo, il suo era solo un esempio.
In ogni caso tutta la faccenda dimostra chiaramente come in Italia vi siano grossi equivoci su cosa voglia dire tutelare l’occupazione e su cosa voglia dire “fare impresa”, o cosa sia un servizio pubblico.
- Un azienda che fa servizio pubblico non deve per forza ottenere un profitto “a tutti i costi” dalla sua attività, ma l’eventuale perdita (o magari, meglio, quasi-pareggio) deve essere giustificata da motivazioni collegate al servizio offerto, e non da scelte politiche. Ad esempio, può essere accettabile che le ferrovie offrano servizi in perdita perché, ad esempio si fornisce il servizio anche a piccoli centri dove non ci sono economie di scala, o perché si privilegia il trasporto su rotaia perché produce meno inquinamento, e meno incidenti stradali rispetto a quello su gomma. Ma questo non giustifica pesanti e gravi inefficienze strutturali dell’attività (NB: ovviamente – purtroppo – quello delle ferrovie è solo un esempio: non è che Ferrovie dello Stato sia un modello da seguire).
- Il “core business”, lo scopo dell’esistenza di Alitalia dovrebbe essere trasportare passeggeri, non creare posti di lavoro. I posti di lavoro servono se sono funzionali al servizio offerto. Come ho scritto in passato, è vero che è sbagliato il “taglio a tutti i costi”, ma pre-requisto fondamentale rimane comunque l’efficacia, il raggiungere gli obiettivi.
- Alitalia ha dimostrato, così come (non) funziona oggi, di non essere in grado di stare in piedi con le sue gambe: continuare supportarla e sovvenzionarla a mio parere non è etico nei confronti dei dipendenti delle altre compagnie che invece operano in modo efficiente, e che per questo anche loro fanno sacrifici.
- Se lo scopo è solo promuovere l’occupazione, è molto meglio chiudere Alitalia e dedicare le risorse che finora ha assorbito alla ricerca e l’innovazione, attività che genera un indotto molto maggiore e più equo. Val la pena ricordare ogni tanto, che se per esempio si potessero sommare l’indotto degli spin-off e delle innovazioni prodotte dal M.I.T, si otterrebbero in termini di fatturato e di occupazione, dei numeri superiori a quelli di molti piccoli stati.
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