All’inizio degli anni ’60, i dipendenti di Goodyear William Larson e Anthony Finelli hanno lavorato insieme per creare i primi pneumatici per automobili in un composto chimico inventato tre decenni prima dal chimico tedesco Otto Bayer. A differenza dei pneumatici tradizionali, che richiedevano più strati di gomma e tessuto e un laborioso processo di fabbricazione, i pneumatici in questo materiale erano aderenti, morbidi, reattivi e facili da realizzare. Ma gli pneumatici al neotano erano traslucidi, e potevano essere tinti in vari colori e potevano anche essere dotati di luci per un effetto visivo unico.
Questo materiale versatile ha permesso a Goodyear di costruire uno pneumatico senza camera d’aria che avrebbe dovuto rivoluzionare il settore e, per mostrare quanto fosse davvero rivoluzionario, hanno persino messo delle lampadine all’interno delle gomme per farle brillare. Il vano ruota dello pneumatico ospitava 18 minuscole lampadine che il guidatore poteva attivare premendo un pulsante.
Le gomme luminose promettevano di attirare l’attenzione: e questo apparentemente era un problema. Si temeva che le persone potessero essere così distratte dal loro bagliore da distogliere gli occhi dalla strada. Certo, la praticità del pneumatico era tutto sommato dubbia: in pochi chilometri, l’usura e lo sporco sulle strade poteva coprire le gomme di fuliggine, rendendo l’illuminazione praticamente inutile.
A mettere però la parola fine alla sperimentazione, il costo di produzione e manutenzione di pneumatici molto più alto che gli pneumatici tradizionali. Renderli economicamente competitivi avrebbe richiesto grossi investimenti, e apparentemente questi non sono stati considerati giustificati.