Calcio: il fenomeno antropologico
C’è chi lo associa ai rituali primordiali di caccia, chi ci vede un potente elemento tribale della nostra società, chi lo considera lo spettacolo più emozionante di tutti e chi un ritorno al divertimento spensierato dell’infanzia. In qualunque maniera la si pensi, non c’è nessun dubbio sul fatto che il calcio sia lo sport più bello del mondo. Se è vero che è bello ciò che piace, il calcio è lo sport più bello di tutti proprio perché è quello che piace di più. A tutte le età, senza distinzioni di ceto sociale, preferenze politiche o divisioni locali, la “Febbre a 90” si è sempre dimostrata capace di unire tutti, e anche di fare gli italiani, che secondo il grande statista inglese Winston Churchill, “perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre”. E in Italia sappiamo bene come moltissimi appassionati vincono le scommesse su calcio – fatte attraverso siti come 888 Sport – con la stessa determinazione. Ma il calcio si rivela un denominatore comune ben oltre i confini del Belpaese. La prova? E’ nei dati.
I numeri del calcio
Circa metà della popolazione mondiale, infatti, è appassionata di calcio e tifa per una squadra. Una cifra tutt’altro che sorprendente: quattro miliardi, a tanto ammontano i calciofili, che va ben al di sopra dei due miliardi e mezzo di appassionati di cricket, amatissimo da tutti gli abitanti dei paesi anglosassoni e del Commonwealth, e dei due miliardi di follower pazzi per l’hockey. Se pensate che l’Italia sia sfegatata al punto di dominare le classifiche per numero di tifosi, beh, vi sbagliate di grosso. Solo il 68% del Belpaese infatti è in preda alla febbre del pallone, una percentuale rilevante, soprattutto al confronto con altri paesi che sembrano in cui sembra non esista nessun altro sport. Il gradino più alto del podio va agli Emirati Arabi Uniti, che pur non spiccando particolarmente nel panorama dei team nazionali – 77esima posizione nel ranking Fifa -, dominano la classifica dei paesi più sfegatati con l’80% di tifosi nella popolazione. E se vi state chiedendo chi viene subito dopo, la risposta non è Spagna, Francia o Inghilterra, né Brasile o Argentina. E’ la dimostrazione che la ragione della popolarità del calcio non sta nel vincere o perdere le partite, ma nel cuore degli appassionati, che viaggia tra la gioia e la disperazione, tra l’orgoglio e la sconfitta. Sono queste le emozioni particolarmente visibili durante i mondiali, quando il sostegno alla squadra del proprio paese è in grado di unire intere popolazioni.
I punti di forza del pallone
E questo è possibile grazie a due elementi, la bellezza del gioco che lo rende piacevole da guardare e la facilità delle regole che possono essere comprese semplicemente da tutti. E sono sempre le emozioni l’elemento di cui non si riesce a fare a meno: per fortuna le competizioni non mancano e riempiono l’anno di sfide avvincenti. Il 45% delle gare comincia tra giugno e settembre e oltre la metà finisce tra aprile e giugno. E quando non giocano i professionisti, scatta la partita tra amici: bastano due magliette per terra per delimitare la porta e un pallone per tornare bambini. E far ripartire il sogno.