Alcool e sbronze

Studio scientifico: la birra aumenterebbe la creatività

birra

Avete un problema che non sapete come risolvere? Una birra potrebbe essere la soluzione. In uno studio scientifico condotto da ricercatori dell’Università di Graz, in Austria, è stato fatto bere ad un gruppo di volontari della birra, e ad un altro gruppo invece una birra alcolica, per confrontare gli effetti sulle capacità di pensiero creativo di pensare in ciascun gruppo. Ne è emerso che un consumo moderato (un boccale) aveva l’effetto di migliorare il pensiero creativo, anche se va detto che altre capacità cognitive venivano invece peggiorate.


Il motivo che ha spinto i ricercatori a realizzare questo studio è che c’era una contraddizione tra aneddoti e ricerche precedenti sugli effetti dell’alcol sulla creatività: “Ci sono rapporti aneddotici collegano il consumo di colica alla creatività, mentre la ricerca cognitiva mette in evidenza il ruolo cruciale del controllo cognitivo per il pensiero creativo”, scrivono i ricercatori. “Lo studio ha esaminato gli effetti di un consumo moderato di alcool sul pensiero creativa in un ambiente controllato con placebo. I partecipanti hanno compiuto compiti di pensiero esecutivo e creativo prima e dopo aver consumato birra alcolica (tasso alcolico nel sangue di 0,03) o birra non alcolica (placebo)”.

Si potrebbe probabilmente obiettare che la birra analcolica potrebbe non essere un valido placebo, dato che il suo gusto è spesso notevolmente diverso da quello della birra “vera”, facendo quindi mancare le basi dell’effetto placebo (che invece si basa sul fatto che chi assume la sostanza è convinto abbia effetti reali).

I risultati però sono ugualmente interessanti: “L’alcol ha diminuito il controllo esecutivo, ma ha migliorato le prestazioni nel Remote Associates Test, e non ha influenzato la capacità divergente di pensare. I risultati indicano che alcuni aspetti del pensiero creativo beneficiano di lievi attenuazioni del ‘controllo cognitivo’ e contribuiscono all’idea che un controllo cognitivo più elevato non è sempre associato a migliori prestazioni cognitive”.

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