Fino a qualche tempo fa, Tokyo era considerata una delle “capitali mondiali della notte”, con tantissimi locali e discoteche dove la gente passava le serate a ballare. Ma recentemente le cose sono cambiate, da quanto le autorità hanno iniziato a voler fare rispettare una legge di quasi cento anni fa, che richiede che i locali abbiano una specifica licenza per organizzare “feste da ballo”.
La legge richiede che i locali abbiano una pista da ballo di almeno 66 m2 senza interruzioni o colonne in mezzo (un requisito difficile in una città dai piccoli spazi come Tokyo), e soprattutto impone che la musica cessi all’una di notte.
“Ballare non è un crimine, ma la situazione attuale può facilmente fare credere alla gente che lo sia. Con questa legge, praticamente non ci sono club o discoteche legali in Giappone. E ballare tutta la notte è illegale.”, spiega Ryo Isobe, autore musicale di Tokyo.
Dato che la legge non è stata applicata per decenni, in molti non sapevano neppure della sua esistenza, prendendo di sorpresa gli stessi gestori che si trovano facilmente a dover scontare alcune settimane di prigione solo per il possesso della discoteca.
Anche le scuole di ballo dovrebbero avere permessi specifici, ed in particolare un’autorizzazione dell’associazione ufficiale: George Takahashi, un insegnante di tango però evidenzia il fatto che in Giappone non c’è un’associazione ufficiale del tango, per cui lui non ha nessun modo per lavorare rispettando la legge.
Sembra che la polizia giapponese abbia deciso di applicare la vecchia legge per cercare di combattere spaccio di droga e prostituzione senza dover avere mandati di perquisizione specifici, ma dati i contenuti della legge non può che arrestare i gestori dei locali da ballo. Finora, il risultato è stato che la parola “ballo” è praticamente sparita dalle locandine e dagli inviti dei locali, sostituita invece da cartelli di divieto e da buttafuori che impediscono agli avventori di ballare.
Non mancano però neppure soluzioni creative per aggirare la legge. Per esempio, un locale distribuisce degli impasti di noodles in buste di plastica, su cui gli avventori saltano e si muovono a tempo di musica, e che a fine serata vengono cotti: in questo modo, legalmente figura che le persone presenti nel locale non stanno ballando, ma stanno cucinando.