Ha sollevato una ondata di indignazione in rete la notizia che una quindicina di funzionari olimpici si sarebbe concessa una cena con un conto finale da capogiro, 44.660 steriline, pari a circa 56.000 euro. La notizia sarebbe trapelata tramite un cameriere che avrebbe fatto una fotocopia del cospicuo scontirno.
Ma ha davvero senso questa indignazione? In primo luogo (oltre alla premessa che la veridicità stessa dell’accaduto è da verificare) le Olimpiadi non sono un evento finanziato (esclusivamente) con soldi pubblici, quindi se la spesa è avvenuta con soldi “privati” si potrebbe dire che è pieno diritto di spenderli come meglio credono.
Ma in generale, la notizia riporta all’attenzione l’atteggiamento di indignazione “generica” verso le spese, che tradisce una mentalità che in realtà dice “dovremmo essere tutti più poveri”. C’è l’idea (avevamo pubblicato anche una mail di un lettore in merito, qualche giorno fa) che dato che siamo in un periodo di crisi, sarebbe giusto “per sensibilità” evitare spese “folli”, da parte di tutti.
Peccato che se nessuno spende, nessuno lavora. Per rilanciare l’economia, sarebbe invece opportuno che chi può fosse incentivato a spendere: chissà se il cameriere “indignato” si è reso conto che se non ci fossero clienti che spendono così tanto, lui probabilmente sarebbe disoccupato…
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