Economia e Finanza

L'Ilva e il difficile compromesso tra interessi immediati e benessere collettivo

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Il caso dell’Ilva di Taranto, con i giudici che hanno ordinato la chiusura degli stabilimenti perché gravemente nocivi alla salute pubblica, evidenzia molte delle contraddizioni del modo di pensare italiano. Si tratta a nostro parere della dimostrazione evidente che la cose non sono mai “o bianche o nere” come molti semplicisticamente insistono a voler pensare. Mancare di comprendere la complessità dei problemi porta spesso a lasciarli irrisolti quando non a peggiorarli.
Il caso dell’Ilva, dicevamo, offre molti spunti di riflessione.


  • La vita e la salute umana alla fine evidentemente ha un prezzo. Si dice spesso che per salvare anche una sola vita si dovrebbe essere disposti a tutto e a sostenere qualunque costo. Non sembra che la reazione sia di questo tipo: forse (come spesso accade) gli altri dovrebbero essere disposti a tutto.
  • Ci sono sempre forti preconcetti nell’affrontare i problemi. Sarebbe intellettualmente onesto dire che il problema dell’inquinamento va affrontato con tempi più lunghi, dato che si sono molteplici interessi in gioco. E’ però assurdo negare il problema, sulla base che “per molte persone sarebbe meglio che non fosse così, per cui non è così“.
  • Bisogna stare attenti ai precedenti che si creano, perché non si può sempre usare due pesi e due misure. E’ necessario stare attenti alle soluzioni “facili” su misura. Un imprenditore che non si preoccupi della salute dei suoi dipendenti o dell’inquinamento per interessi personali è (giustamente) messo alla gogna. Se però togliamo la parola “imprenditore”, il caso non è concettualmente diverso da quello dell’Ilva in cui gli operai per tutelare il proprio reddito protestano contro la chiusura dell’impianto. Dove è il confine tra interessi che meritano di essere tutelati?
  • L’attività “fuorilegge” ha un indotto che non si può trascurare o negare. Avevamo scritto tempo fa che bisogna stare attenti a proporre soluzioni facili (o anche ad attribuire semplicisticamente le “colpe”) dato che ci sono molti soggetti tipicamente considerati “deboli” che beneficiano della situazione, e l’esempio che facevamo era quello di chi lavorava per aziende che evadono il fisco o che comunque non rispettano le leggi: questo è proprio il caso.
  • Attenzione agli effetti indiretti. Un altro elemento di attenzione è agli effetti indiretti di una eccessiva tutela di situazioni dannose per la salute. Dovrebbe essere evidente che un’impresa concorrente alla Ilva, che però si fosse preoccupata degli effetti su salute ed ambiente, avrebbe dovuto sostenere costi maggiori, trovandosi di fronte ad una concorrenza sleale e quindi di fatto incoraggiando a disinteressarsi di salute ed ambiente.

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1 commento

  • L’articolo così come impostato è inutile perchè non chiarisce le ragioni e banale perchè non si lascia approfondire. Probabilmente la situazione estrema in cui è arrivata la questione di Taranto e della sua Ilva ( Su questa città e bene che si faccia una critica a ,360 gradi una critica che non deve essere disgiunta tra gestione della cosa pubblica – vedi la bancarotta finanziari degli anni precedenti – e gestione delle cose private che hanno un alta rilevanza pubblica ) è figlia anche di una cattiva informazione, di un modo troppo appiattito sugli interessi particolari che non consente mai di prendere posizione. Oggi bisogna prendere posizione , oggi bisogna dire che la questione ambientale non è più rinviabile che va risolta nel più breve tempo possibile costringendo il padrone a mettere mani al portafoglio per garantire tutte quelle migliorie che già erano state promesse. Comprendo la rabbia dei lavoratori ma non giustifico la loro posizione: fossi io in loro scenderei accanto ai tribunali che hanno chiesto il sequestro dell’intera area produttiva costringendo poi tutti gli attori della politica a prendersi le loro responsabilità affinché il gruppo riva rispetti il diritto alla salute che appartiene non solo a quei 10.000 lavoratori ma a tutti gli abitanti dell’intero Salento penalizzati dalla presenza di un sito altamente inquinante e garantendo al contempo i livelli occupazionali. Quindi ancora una volta la questione non è lavoro o ambiente ma rispetto delle regole che garantiscono tutti lavoratori diretti, beneficiari e chi a quel contesto economico non è legato.