A causa della crisi economica, gli italiani stanno perdendo il primato che li caratterizzava come “i risparmiatori d’Europa”, con una propensione al risparmio che e scesa al 12% rispetto al 16% di pochi anni fa. Alcune stime calcolano che i flussi di risparmio nel 2012 saranno quasi dimezzati rispetto al periodo precedente alla crisi, e soprattutto che questo trend di “basso risparmio” sarebbe destinato a continuare nei prossimi anni, a causa di fattori che non si risolveranno in breve tempo: disoccupazione, riduzione del reddito disponibile, pressione fiscale elevata.
Ma c’è un altro aspetto che preoccupa gli economisti guardando al risparmiatore italiano, e cioè che sceglie sempre più il risparmio e meno gli investimenti. La scelta, dal punto di vista del singolo, è perfettamente comprensibile e logica: in un momento di incertezza si scelgono le forme di risparmio più sicure, a partire dai conti deposito. Ma dal punto di vista “macro”, questa tendenza comporta un minore apporto di risorse al settore industriale: non va infatti dimenticato che azioni ed obbligazioni, e tutti i loro vari “contenitori” (dai fondi agli ETF) significano apporto di risorse alle imprese, che quindi si trovano in contesto economico già difficile che va ulteriormente ad appesantirsi a causa della minore disponibilità di risorse (che vuol dire un costo maggiore delle stesse, se non altro).
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