Qualche giorno fa, il Presidente USA Barack Obama ha annunciato il supporto degli USA alla candidatura di Jim Yong Kim alla presidenza della Banca Mondiale.
Nel giro di poche ore però questa candidatura è finita sotto il fuoco incrociato di commentatori economici e di numerosi politici americani. Lo “scheletro nell’armadio” che si rinfaccia a Kim è un libro del 2000 di cui è co-autore, intitolato “Dying for Growth” (Morire per la crescita). La tesi del libro è, si può dire, blasfema per molti politici americani: infatti mette in dubbio il fatto che la crescita a tutti i costi sia un bene. Una frase dell’introduzione del libro ha fatto da catalizzatore per le polemiche: “The studies in this book present evidence that the quest for growth in GDP and corporate profits has in fact worsened the lives of millions of women and men” (gli studi in questo libro presentano prove che la ricerca di crescita del PIL e dei profitti delle imprese ha al contrario peggiorato le vite di milioni di donne e uomini).
Si tratta in realtà di una frase che è però in parte tolta dal contesto, dato che — come sottolinea sia l’entourage di Kim che il dipartimento del tesoro USA — il tema era quello di evidenziare come la “distribuzione degli utili” abbia un effetto determinante sulla qualità della vita dei più poveri, un tema che peraltro in quegli anni era oggetto di critiche diffuse e condivise, tanto che la stessa Banca Mondiale ha cambiato le sue procedure per tenerne conto.
Questa reazione irritata, secondo altri, evidenzia però come il focus sulla “crescita-e-basta” sarebbe congenita nell’economia, americana e non solo. La “crescita” viene spesso considerata la panacea di tutti i mali. E lo è, quando è sostenibile. Ma indubbiamente spiana la strada verso l’inferno quando non lo è: del resto la crisi economica attuale non è forse figlia di una crescita non sostenibile, drogata dalla bolla immobiliare e dalla finanza “creativa”?
Secondo questa corrente di pensiero, serve ripensare l’approccio alla crescita: se non altro perché la crescita è probabilmente destinata a cambiare di significato nel giro di qualche decennio, anche per la possibile contrazione delle disponibilità di risorse naturali come il petrolio, metalli rari (alla base di dispositivi di elettronica di massa ma, appunto, rari), e anche dell’acqua potabile.
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