Economia e Finanza

I "No TAV" e la democrazia

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Cos’è la democrazia? È di stretta attualità la discussione se la questione TAV/No TAV sia affrontata secondo i principi della democrazia.  Premesso che è spiacevole quando qualcuno si fa male, come è avvenuto, c’è un equivoco grossolano nell’idea di democrazia che sembra essersi diffusa.
La democrazia non è quando ognuno fa quello che vuole, o comunque può decidere di rifiutare bellamente le decisioni che gli producono uno svantaggio. La democrazia è prendere decisioni collettivamente e poi, tutti, rispettarle.
Quindi della TAV si può discutere, ma non è una questione su cui una singola area geografica può avere potere di veto. In un ipotetico referendum sulla TAV, come abbiamo già sottolineato in passato, non può votare solo la Val di Susa, ma quantomeno tutto il Nord Italia. Anche perché la questione delle infrastrutture è oggettivamente strategica per l’Italia, e sui cui il nostro Paese ha accumulato un ritardo notevole — ed è una delle cause anche della bassa produttività, nonché del fatto che molte aree non sono attrattive per le aziende (dove non solo non arrivano imprese nuove, ma quelle che ci sono “fuggono”).
Abbiamo visto striscioni che dicevano “No Grandi Opere“: può essere una posizione legittima, se si ritiene che non siano utili o che comunque “non ne valga la pena”, ma che però deve essere presa dalla maggioranza (accettando di subirne le eventuali conseguenze, ovviamente).
C’è chi sostiene: “una popolazione dovrebbe decidere del proprio territorio“, ma è un ragionamento che in realtà sta molto meno in piedi di quello che sembra. Perché allora bisogna accettare anche che uno non paghi le tasse (una persona deve avere diritto di decidere del frutto del proprio lavoro!), o in generale di rispettare la legge (una persona deve potere decidere le sue azioni!).
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