Nelle discussioni sul problema del debito pubblico, non manca anche chi suggerisce di “ripudiare il debito”, sostenendo che “non siamo stati noi a crearlo”, e che l’Islanda lo avrebbe già fatto.
Va però subito precisato che l’Islanda non ha per nulla ripudiato il debito pubblico, ma (tramite un noto, ma evidentemente incompreso, referendum popolare) ha deciso di non attivare un costoso piano di copertura dei debiti fatti dalle banche islandesi. Dovrebbe essere evidente che parliamo di qualcosa di sostanzialmente diverso.
Anche il “non siamo stati noi” in realtà è ben poco sostenibile, dato che il debito pubblico è stato accumulato da decenni di cattive gestioni dei governi italiani: il Governo è eletto dal popolo, e gli impegni che i Governi si prendono, se li prende la popolazione. Piuttosto, avrebbe più senso tentare di chiedere un risarcimento danni a chi ha governato male, se si pensa che il cattivo governo è stato “colposo” o ancora peggio “doloso” — ma realisticamente è molto poco probabile ottenere un risarcimento di questo tipo.
Ma a prescindere dalle considerazioni sulla “legittimità”, ipotizziamo che il debito venga ripudiato. La prima conseguenza sarebbe verosimilmente che nessuno presterebbe mai più soldi allo stato italiano –nessuno acquisterebbe più titoli di stato italiani — dato che gli investitori rimarrebbero certamente scottati dalla perdita. Un danno certo non da poco, ma si può certamente obiettare che se il bilancio dello Stato fosse in attivo anziché in deficit (per quanto sia una situazione che raramente si è finora verificata) potrebbe teoricamente neppure servire prendere a prestito.
Veniamo però ad una domanda che però molti dimenticano di farsi: chi è che detiene i titoli di stato italiani, cioè che è creditore dello Stato? In gran parte, il debito pubblico italiano è detenuto da banche italiane e da investitori/risparmiatori italiani. Quindi “ripudiare il debito” vuol dire andare a danneggiare i risparmi di molti risparmiatori italiani, non necessariamente con grandi patrimoni (rispetto a fondi o obbligazioni, i titoli di stato sono maggiormente utilizzati anche da chi ha risparmi relativamente piccoli). Non solo, i bilanci delle banche sarebbero colpiti molto pesantemente da un ipotetico azzeramento del valore dei titoli di stato da loro detenuti: per evitare il collasso del sistema finanziario, lo Stato dovrebbe inevitabilmente intervenire per risanare i bilanci delle banche: anziché avere il costo del debito pubblico, avremmo il costo del “salvataggio” delle banche, che non sarebbe un grande affare.
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