L’Area Research di BMPS ha pubblicato il quinto rapporto “Il mercato immobiliare italiano e i mutui alle famiglie”, che esamina i risultati definitivi del 2010 del mercato degli immobili residenziali e del mercato dei mutui (alle famiglie).
Il rapporto ha evidenziato la conclusione del trend negativo delle compravendite nel settore residenziale, che nel 2010 è tornato a salire (+0,4% rispetto al 2009), anche se gli operatori rimangono preoccupati per l’invenduto e la “poca vivacità commerciale”. La ripresa delle transazioni è facilmente collegata con il basso livello toccato dai tassi nell’anno, che molte famiglie hanno cercato di “sfruttare”, soprattutto ricorrendo a mutui a tasso variabile.
Questi sono alcuni dei punti principali del rapporto:
Le variazioni 2010/2009 mostrano per il centro la crescita più sostenuta (+3,6%), un moderato aumento di transazioni al nord (+0,8%) negativo invece il trend al sud (-2,7%).
Al II semestre 2010 la dinamica delle quotazioni del settore residenziale in Italia risulta stabile, mentre, a livello internazionale, il mercato americano non arresta il trend di flessione iniziato nel 2007. Tenuta del dato Europa-16 ed Europa-27.
In calo gli investimenti in nuove abitazioni, sia in Italia, dove il rapporto investimenti/Pil torna ai livelli del 2005, che in Europa. La Spagna è il Paese con il calo più evidente del rapporto investimenti in nuove abitazioni / Pil: 4,7% nel 2010 rispetto al 9,3% nel 2006.
Da un sondaggio MPS con operatori qualificati di mercato emerge che dopo un 2010 contrassegnato da timidi segnali positivi, ad inizio 2011 l’indice di View di sintesi così determinato torna a riflettere un sentiment di prudenza, riportandosi sotto lo zero e su valori analoghi ai livelli del 2009. Secondo gli operatori preoccupano l’invenduto e la poca vivacità commerciale, fiducia su immobiliare di pregio e residenziale di piccola taglia.
Lo stock dei mutui casa in Italia continua a mostrare un trend migliore rispetto all’Europa, con una variazione a/a del +22,9% ed una quota di mercato dell’Italia sul totale dei mutui dell’Area Euro salita a dicembre 2010 al 9,5% (rispetto all’8,1% dell’anno prima e al 5,2% del 2000). Anche l’andamento delle nuove erogazioni di mutui torna ad essere positivo (+11,8%), dopo 3 anni successivi di flessione, raggiungendo circa 56,9 miliardi di € di erogazioni.
Nel corso del 2010, le nuove erogazioni [di mutuo] che si sono indirizzate verso il tasso variabile sono state il 66% del totale, in forte aumento rispetto al 2009 (+18 p.p. a/a). Cresce il canale diretto (il 71% dei mutui è stato distribuito attraverso gli sportelli bancari nel 2010), l’importo medio si è attestato sui 132.000 € (+7,3% su a.p.) e la durata preferita rimane quella superiore a 25 anni, mentre a livello territoriale si osserva un maggior ricorso al credito immobiliare da parte delle famiglie del Nord (54% del totale).
Il recente rialzo dell’inflazione (2,8% a/a e 3% a/a ad aprile, rispettivamente in area Euro e Italia) ha spinto la Bce ad aumentare il costo del denaro. La stima dell’Osservatorio su tassi BMPS indica un proseguimento della fase monetaria restrittiva con tasso di riferimento al 2% a giugno 2012, tasso che rimarrà stabile fino alla fine del prossimo anno. Sotto tale ipotesi anche il tasso Euribor a 3M dovrebbe continuare a salire fino al 2,47% a dicembre 2012.
Il tasso di decadimento relativo alle famiglie consumatrici (i cui impieghi sono in buona parte rappresentati da mutui per acquisto abitazioni) ha registrato un incremento dello 0,2% nel corso del 2010, mentre resta stabile al 2,6% il tasso di decadimento relativo ai settori produttivi, dopo esser cresciuto di 100 b.p. nel corso del 2009.
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]
Peccato che quest’anno il trend nell’immobiliare sia negativo e i prossimi rialzi dei tassi da parte della BCE non possono che peggiorare l’andamento. Ne parlavo proprio ieri con un consulente telefonico di http://www.mutuisupermarket.it che mi consigliava comunque un mutuo a tasso variabile, il governo comunque agirà per semplificare l’accesso alla surroga nel tempo considerata l’attuale situazione economica.
@Luca, spero che la valutazione sia stata fatta in base alla tua situazione specifica: in questo caso ok, ma non è vero che “in generale” è meglio l’uno o l’altro tasso… La scelta, come abbiamo scritto più volte, dipende dalla capacità/volontà di gestire variazioni della rata…
Da come hai scritto, sembra quasi che ti abbiano detto “meglio il tasso variabile perché tanto interverrà il governo”, che decisamente NON è un buon consiglio.
Per quanto riguarda il discorso della surroga, può chiaramente essere un’idea, ma è ovvio che se il tasso variabile (Euribor) aumenterà, non c’è da aspettarsi che quello fisso (IRS) non subisca variazioni.
@MARK75
Non mi hanno consigliato il variabile perchè interverrà il governo, il discorso è stato articolato e basato sull’attuale distanza tra il miglior variabile e il miglior fisso. Poi concorso che si tratta di una propensione personale quella di optare per l’una o l’altra soluzione.
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