Una ricerca di ABI (realizzata all’interno di “Temi di Economia e Finanza”) propone una soluzione molto interessante per favorire l’emersione del sommerso, e cioè un maggiore uso dei pagamenti elettronici. Non è di per sé una novità, né particolarmente stupefacente (è facilmente comprensibile il fatto che uno strumento di pagamento tracciabile scoraggi il “nero”), ma è una delle prime volte che l’arretratezza dell’Italia nell’uso di carte di debito e di credito viene collegata in modo così esplicito con l’economia sommersa.
La ricerca mette in evidenza la relazione negativa che esiste tra la minore diffusione delle carte Bancomat o di credito e l’economia sommersa. Basti pensare che una maggiore diffusione, e quindi un maggior uso di questi strumenti, sarebbe sufficiente a far perdere all’economia irregolare fino a due punti percentuali. In termini di emersione del sommerso, quindi, l’effetto di questo maggiore utilizzo delle carte sul sistema Paese andrebbe da 10 a 40 miliardi di euro, pari ad una quota di Pil che va dallo 0,5 a 3 punti percentuali.
[…]
Lo studio analizza anzitutto l’andamento della diffusione e dell’uso della moneta elettronica tra il 1993 e il 2008: in questo periodo le famiglie italiane provviste di carta di debito o di credito sono aumentate passando, rispettivamente, dal 41,8% al 63,6% e dal 13,2% al 31,6%. Anche l’uso di questi strumenti ha subito una significativa accelerazione: basti pensare che nel 1993 solo il 9,3% degli italiani in possesso di un Bancomat lo utilizzava per pagare almeno una volta l’anno, mentre nel 2008 il 73,8% l’ha preferito al contante almeno una volta al mese. Complessivamente, i pagamenti con le carte in Italia sono passati dal 15% nel 1998 al 40% nel 2008. E tuttavia, le operazioni fatte col denaro di plastica risultano ancora molto contenute nel confronto internazionale: nel 2008 ogni italiano ne ha fatte solo 24,5 contro le 57 dell’Area euro e le 191,1 degli Stati Uniti.
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]