Il fatto che la crescita economica in Italia sia decisamente lenta è un dato di fatto, che però spesso si tende ad ignorare nel suo significato più profondo. Come abbiamo sottolineato già diverso tempo fa, il problema è la costanza del basso livello di crescita del PIL. L’Italia è quasi un “campione” nella lentezza della crescita del PIL, che ha segnato una crescita media dello 0,6% nei primi dieci anni del secolo. Una situazione che dovrebbe destare preoccupazioni ma sembra essere considerata secondaria da politica ed opinione pubblica.
La “novità” di questi giorni è da un lato l’outlook negativo di S&P sul debito pubblico italiano, con un giudizio che punta il dito contro la classe politica: “le attuali prospettive di crescita sono deboli e l’impegno politico per riforme che aumentino la produttività sembra incerto”. Ma soprattutto, ci sembra interessante notare come diversi analisti e commentatori (citiamo Fistful of Euros tra gli altri) stiano iniziando a guardare all’Italia considerandola il vero “elefante in salotto” dell’economia europea — dove “elefante in salotto” è un modo di dire inglese per indicare un grosso problema, inevitabile, che viene ignorato o trascurato.
La preoccupazione degli analisti è anche legata alle dimensioni dell’economia italiana (e del debito), che ha un peso molto maggiore su quella Europea rispetto a Grecia, Portogallo, o anche Spagna. Con ricadute che sarebbero molto importanti, come già avevamo evidenziato mesi fa vedendo il grafico della rete del debito pubblico europeo.
Anche in questo caso, la preoccupazione è legata all’immobilismo della classe politica, che punta a “tutelare lo status quo”, più che a favorire la crescita. Il dato rilevante è quello della produttività, in Italia cresciuta mediamente dello 0,07% dal 2000 ad oggi, contro l’1,3% della Germania. Il risultato è che complessivamente in 10 anni la produttività in Italia è cresciuta dello 0,75%, mentre in Germania del 13,3%.
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