Economia e Finanza

Le authority chiedono più trasparenza per gli ETF

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Gli ETF (Exchange Traded Fund) sono una tipologia di fondi che ha avuto un vero e proprio boom negli ultimi anni: si tratta infatti di fondi a “gestione passiva”, che replicano un indice e ne riflettono l’andamento senza pretendere di “battere il benchmark”,  cosa che però consente anche di evitare il rischio di avere rendimenti peggiori, il tutto con un costo di gestione più ridotto. Non stupisce quindi come si siano moltiplicati gli ETF sul mercato e creata tutta una categoria di ETP (Exchange Traded Products) che permette di investire praticamente su qualunque cosa, dalle obbligazioni alle commodities.
Se proprio la semplicità e la trasparenza hanno portato al successo gli ETF, ora diversi organismi internazionali (tra cui il Financial Stability Board) lanciano l’allarme sulla trasparenza proprio degli ETF. Perché? Perché lo sviluppo del mercato ha portato anche a un proliferare di soluzioni, alcune delle quali complesse, che potrebbero creare rischi per l’investitore ma anche accrescere il rischio sistemico.
Il punto è che un ETF dovrebbe acquistare i titoli del paniere di riferimento dell’indice che vuole replicare. Con un esempio semplificato, se un ETF vuole replicare un indice che rappresenta l’andamento di tre titoli (chiamiamoli x,y e z e supponiamo che siano rappresentati in parti uguali) dovrebbe, per ogni 1.000 Euro che sono investiti, acquistare 333,33€ del titolo x, 333,33€  del titolo y, 333,33€ del titolo z.
Il fatto però è che si stanno diffondendo ETF che non effettuano questa “replica fisica” ma utilizzano quella che viene chiamata replica sintetica, cioè tramite derivati: l’investitore si trova così a credere di avere investito su titoli negoziati sui mercati azionari mentre in realtà ha investito su strumenti negoziati “over the counter”. Senza contare la nascita di ETF strutturati che permettono l’utilizzo di leve elevate, o quella dei fondi “ETF Hedge”, che replicano l’andamento di fondi hedge — ma spesso pochi (con bassa diversificazione), e non sempre chiarendo quali.
Quello che sta avvenendo stupisce fino ad un certo punto, dato che è logico che dove c’è interesse del mercato si buttino un po’ tutti, compresi quanti puntano a “spremere” il più possibile anche gli investitori meno attenti: è importante però che si prevenga una “opacizzazione” del mercato, dato che dovremmo avere tutti capito a cosa mercati non trasparenti possono portare.
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