Gli USA sono spesso presi come riferimento non solo in quanto considerati “motore” dell’economia mondiale, ma anche come modello socio-culturale. Se su alcuni fronti questo può essere vero, è un dato di fatto che il (reale) modello americano “in toto” appare sempre meno ideale. Tanto da spingere un articolo del New York Times a bollare gli USA come “un impero alla fine della decadenza“. Un giudizio decisamente duro ma non immotivato, basato su come gli USA si posizionano in diverse ‘classifiche’. Ed in particolare, sono stati presi diversi indicatori:
- Diseguaglianza dei redditi (stimata attraverso l’indice di concentrazione di Gini)
- Disoccupazione
- Livello di democrazia (stimato attraverso il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit)
- Indice Gallup di Benessere
- Insicurezza dell’accesso al cibo (percentuale di quanti hanno avuto difficoltà ad avere il denaro disponibile per acquistare il cibo per sé o la propria famiglia nei precedenti 12 mesi)
- Aspettativa di vita alla nascita
- Carcerati per 100.000 abitanti
- Conoscenze degli studenti (matematica – dati OCSE)
- Conoscenze degli studenti (scienza – dati OCSE) [questo dato, come il precedente, è considerato rilevante perché le competenze tecniche sono considerate cruciali per la crescita e lo sviluppo]
La posizione degli USA, in molte di queste classifiche è tra “i peggiori dei peggiori”, salvandosi solo (con risultati però appena nella media) sul fronte della democrazia, del benessere e delle competenze scientifiche degli studenti.
E l’Italia? Il nostro Paese si colloca tutto sommato nella media, lamentando soprattutto una (pericolosa per il futuro) debolezza del sistema scolastico.
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