Trent’anni fa, Banca d’Italia e Ministero del Tesoro hanno “divorziato”. Un intervento del Governatore della Banca d’Italia (“Una riflessione a trent’anni dalla lettera del Ministro Andreatta al Governatore Ciampi che avviò il “divorzio” tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia”) al convegno dell’AREL ripercorre quegli avvenimenti, mettendo in luce diversi elementi spesso ignorati da quanti non capiscono la ragione dell’“indipendeza” delle Banche Centrali dai governi, che invece è data dalla necessità di non cadere nella tentazione di pagare i debiti “stampando moneta”, e quindi generando alti livelli di inflazione.
Ecco qualche passaggio dell’intervento, particolarmente interessante, anche per non ricordare “come stavamo allora” e “come stavamo adesso”:
In Italia, l’inflazione supera il 20 per cento nel 1980. Il meccanismo di indicizzazione dei salari ai prezzi, introdotto dall’accordo del 1975 tra Confindustria e sindacati confederali, amplifica a dismisura l’impatto degli shock provenienti dai prezzi internazionali. Gli squilibri di fondo della finanza pubblica accumulati nel decennio precedente continuano ad aggravarsi: il fabbisogno del settore statale raggiunge l’11 per cento del prodotto.
[…]
Una volta compiuto il “fatto”, le reazioni sono ostili. Gli scettici ritengono la misura destinata a vita breve. Sono contrari ampi settori della maggioranza di governo, dell’opposizione, del sistema bancario, tutti timorosi del rialzo dei tassi di interesse reali. Viene agitato lo spettro della deindustrializzazione del Paese. Ma la riconquista dell’autonomia da parte della banca centrale si rivela duratura; permette di riportare la crescita dei prezzi sotto controllo senza soffocare l’apparato industriale […]
[…]
Il “divorzio” apre una stagione di grandi cambiamenti nella gestione degli strumenti di politica monetaria, in direzione di una piena indipendenza funzionale della banca centrale e di un più efficiente funzionamento dei mercati finanziari; vengono tra l’altro abbandonati i controlli amministrativi sul credito. La riduzione dell’inflazione prosegue negli anni Novanta, passaggio essenziale per consentire la nostra tempestiva partecipazione all’Unione Economica e Monetaria in Europa.
[…]
Gli effetti del “divorzio” sulla politica di bilancio non sono invece quelli sperati. Chi si è augurato che un atteggiamento non accomodante della banca centrale nel finanziare con moneta il disavanzo induca comportamenti di spesa più responsabili resta deluso. Manca una modifica radicale delle procedure e delle prassi, elemento essenziale della nuova costituzione monetaria invocata da Ciampi. Dopo dieci anni dal divorzio il fabbisogno annuo del settore statale si colloca ancora tra il 10 e l’11 per cento del Pil; il rapporto tra debito pubblico e prodotto supera il 120 per cento del prodotto nel 1994.
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]
buongiorno,
non faccia l’innocente nel diffondere notizie tipo quelle in neretto.
la realtà va ben oltre.
grazie per le info
formic.
Non ho capito il commento. In che senso?
Non sei convinto che “stampare moneta” non è una buona strada per ripagare i debiti?