Nei giorni scorsi, il Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola, è intervenuta al convegno inaugurale del Master in Finanza Avanzata dell’I.P.E. Ci sono diversi passaggi interessanti, anche se comunque si parla di aspetti che abbiamo già evidenziato in passato, ma ci sembra interessante sottolineare di nuovo, se non altro per l’autorevolezza della fonte (le evidenziazioni sono nostre).
Partiamo dalle cause della crisi economica:
[…] Sul terreno macroeconomico, hanno pesato soprattutto politiche monetarie eccessivamente espansive negli Stati Uniti; difetto di risparmio ed eccesso di indebitamento delle famiglie e delle imprese di quella economia; eccesso di risparmio e difetto di domanda interna nei grandi paesi emergenti; conseguenti, ampi squilibri di bilancia dei pagamenti.
Sul piano microeconomico, hanno svolto un ruolo determinante la struttura degli incentivi e l’adozione di modelli di business poco prudenti; in breve, il comportamento degli operatori.
Nel clima di ottimismo generatosi prima della crisi, non si è prestata sufficiente attenzione all’opacità di molti strumenti finanziari. […]
Per quanto riguarda le “vie d’uscita” il futuro non può prescindere da una logica di sostenibilità:
Vorrei tuttavia sottolineare brevemente quanto sia importante il ruolo dei comportamenti, oltre che delle regole, nel garantire il corretto funzionamento del sistema economico. Gli obiettivi reddituali, e questa è una lezione della crisi, vanno conseguiti in una visione di lungo periodo, avendo riguardo alla robustezza del bilancio e alla preservazione del capitale economico nel tempo. Il perseguimento di una crescita aziendale sostenibile e responsabile, che tenga conto delle esigenze di tutti gli attori in gioco, è il migliore presidio alla stabilità. Il processo produttivo deve svilupparsi avendo riguardo alla remunerazione degli azionisti ma anche alle esigenze dei dipendenti (ai quali spetta un’adeguata retribuzione), dei clienti (ai quali vanno offerti prodotti di qualità al giusto prezzo), dei cittadini (che non devono essere chiamati a sostenere oneri impropri connessi, ad esempio, ai dissesti bancari).
Sulle innovazioni della regolamentazione, in corso di introduzione, per quanto vengano affrontati le principali problematiche emerse dalla crisi, non mancano le criticità:
Il quadro regolamentare che si sta delineando mira a rafforzare la capacità di tenuta del sistema finanziario globale, avendo al contempo riguardo alla crescita dell’economia. L’impatto sui sistemi bancari non sarà trascurabile, anche se i lunghi tempi previsti per la completa entrata in vigore del nuovo framework consentiranno agli intermediari di adeguarsi ai nuovi standard con la necessaria gradualità, evitando effetti negativi sul flusso di finanziamenti all’economia.
Perché questo complesso processo di adeguamento si declini in modo positivo, per la stabilità del sistema finanziario e la crescita, occorre attivare coerenti comportamenti da parte di tutti gli attori coinvolti. Gli organismi internazionali dovranno verificare che il recepimento e l’attuazione delle nuove regole avvengano in modo omogeneo nei vari Paesi. In un contesto di forte integrazione non è più sufficiente essere rigorosi a livello nazionale, poiché si è comunque soggetti al contagio da parte di operatori residenti in altri paesi. Anche quando si riesca a limitare l’esposizione verso altri soggetti finanziari, è praticamente impossibile contenere gli effetti che si trasmettono attraverso l’economia reale.
La crisi ci ha anche mostrato con chiarezza quanto sia inefficace, se non illusoria, un’azione regolamentare, pur incisiva e condivisa ai massimi livelli tecnici e politici, che non sia anche accompagnata da un adeguato enforcement delle norme e da una rigorosa azione di supervisione. […] sarà necessario anche attivare un serio e credibile meccanismo di confronto del concreto operare delle diverse autorità di vigilanza (peer review). […] Le banche dovranno essere in grado di operare in un contesto di maggiore complessità normativa e operativa. […] Ciò potrà richiedere alle banche di ripensare i propri modelli operativi, che dovranno essere più prudenti e robusti. Nel medio-lungo periodo, la redditività potrà beneficiare del contenimento dei costi di finanziamento e dei minori rischi associati a modelli di business meno aggressivi. […] L’esperienza ha mostrato che gli operatori che hanno saputo gestire in modo tempestivo e unitario i rischi sono riusciti a meglio fronteggiare le difficoltà e a contenere l’impatto della crisi.
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