La Banca d’Italia ha pubblicato il Bollettino Economico, dove viene analizzato lo stato dell’economia italiana, europea e mondiale. Vediamo sinteticamente per punti i principali aspetti che emergono dal bollettino.
Per quanto riguarda il rallentamento dell’economia mondiale, le previsioni sono che la crescita rimanga debole anche nel 2011, sia nei paesi “avanzati” che emergenti. Le cause del rallentamento sarebbero principalmente due: la conclusione di molte misure di “stimolo”, in particolare fiscali, che molti paesi avevano introdotto, ma anche l’esaurirsi del “riaccumulo di scorte”. In pratica, l’impressione è che molte imprese si attendessero una ripresa più “forte” di quello che è stata, andando così a saturare i magazzini (che peraltro in molti casi si erano svuotati dato che l’incertezza assoluta sulle prospettive dell’economia, che ha regnato nei mesi più acuti della crisi), e quindi però ora riducendo le esigenze di produzione.
La crescita, oltre che debole, appare anche diseguale tra i vari paesi, anche a livello di area Euro, dove i divari di crescita si stanno ampliando. E’ interessante notare che dai minimi raggiunti durante la crisi, l’economia tedesca è finora cresciuta complessivamente del 4,2% in Francia e in Italia il recupero è stato solo dell’1,9% e dell’1,3%. Questo risultato appare dovuto alle imprese tedesche, che confermano la capacità di competere nei mercati più dinamici, ottenendo un incremento di vendite all’estero nettamente superiore a quelle degli altri paesi dell’area.
Per quanto riguarda i mercati azionari, il quadro appare positivo, anche se ci sono tensioni sui mercati dei titoli pubblici di alcuni paesi dell’area (Grecia, Irlanda e Portogallo in particolare). Si è verificato un forte “flight-to-quality” (la ristrutturazione dei portafogli spostando il peso verso attività considerate meno rischiose), che ha penalizzato anche l’Italia, anche causato un aumento del differenziale tra il rendimento dei titoli di Stato italiani e quello dei titoli tedeschi. Iin particolare, il rendimento di quelli italiani è rimasto sostanzialmente invariato, mentre quello di quelli tedeschi è sceso a causa dell’incremento di domanda.
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