Economia e Finanza

Gli USA non sono più il motore dell’innovazione mondiale?

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Un articolo di un blogger della BBC, dedicato all’analisi della situazione politica negli Stati Uniti (con l’aumentare dei consensi agli ultra-conservatori) offre alcuni spunti interessanti su quella che è la situazione e le prospettive per l’economia americana. Ecco un breve estratto.


As an outsider, I think a lot of people in the USA, including the media, are missing is that the economics of the situation are new. The American Dream of self-advancement through property ownership, long hours, small business is taking a lot of punishment in this recession – as are the so-called “middle class”, who in British terms are the “respectable working class”. Here such people are seeing their healthcare plans eroded, their lifestyles eaten away by debt-repayments and job insecurity.
To global business types who know places like China, India, Scandinavia or Singapore first hand, the USA has long since ceased to feel like the most dynamic economy on earth. But now, and this is crucial, it’s ceasing to feel like that for Americans. That’s what’s at the root of the seismic politics of the Teaparty movement.

Il punto è che gli USA stanno perdendo mordente nell’innovazione, con i paesi emergenti che guadagnano terreno — inevitabilmente, perché non si può certo pretendere che Cina o India (che da sole sono la metà della popolazione mondiale) non si sviluppino e facciano solamente da “schiavi” del mondo occidentale. Ed essendo il gap di sviluppo molto ampio, e essendo disponibile molto capitale umano (e molte risorse), non può stupire che questi paesi abbiamo uno sviluppo più forte degli USA, e siano di conseguenza più interessanti per gli investitori. E se (come nota il giornalista) il fatto che gli USA non siano l’economia più dinamica del mondo è una cosa di cui molti osservatori internazionali si erano da tempo accorti, il fatto è che adesso se ne stanno lentamente accorgendo gli americani, con conseguenze politiche ma inevitabilmente anche economiche, che a nostro parere si tradurranno in una minore fiducia ed in una minore capacità di spesa, che può ulteriormente rallentare l’economia americana.
L’interrogativo che sorge inevitabile, guardando al nostro Paese, è abbastanza naturale: se gli USA perdono capacità di essere leader nell’innovazione (che vuol dire essere tra i leader nell’economia), quale sarà il destino di un paese come l’Italia, che capacità di “fare innovazione” ne ha più a parole che a fatti?
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