Un articolo di Fortune offre uno spunto molto interessante al dibattito sulle agenzie di rating, sempre più al centro delle polemiche come conseguenza di valutazioni accusate di essere “interessate” o in ogni caso poco aderenti alla realtà.
Il nuovo sistema di rating delle obbligazioni proposto da Bloomberg, una delle maggiori agenzie che diffonde i dati di borsa, aggiunge un tassello nuovo a questo scenario, per quanto il sistema di rating di Bloomberg non voglia essere un concorrente diretto di agenzie come S&P o Moody’s. Peraltro, vengono valutate solamente le obbligazioni quando sono già sul mercato, quindi non può essere usato per valutare obbligazioni al momento dell’emissione.
L’aspetto interessante del sistema di Bloomberg è però che è un sistema totalmente automatico, dove il rating viene calcolato tramite un algoritmo sulla base di dati quantitativi, in modo totalmente trasparente, dato che Bloomberg rende noto i criteri sulla base dei quali il rating viene deterimnato. Viene quindi messa da parte la “soggettività” delle agenzie di rating, che spesso si è trasformata in arbitrarietà, e soprattutto si ha una decisamente maggiore trasparenza — che la crisi ha insegnato essere una delle maggiori esigenze del mercato.
E’ chiaro che un sistema puramente quantitativo ha comunque dei limiti: ma potrebbero essere minori di quelli di un sistema come quello attuale che presenta una elevata alea di arbitrarietà e offre una scarsa trasparenza. Non che le valutazioni soggettive debbano sparire: ma forse non sarebbe insensato che il rating utilizzato come riferimento in normative e regolamenti fosse quello oggettivo, e quello soggettivo avesse il ruolo di “ulteriore supporto” all’investitore, e non viceversa come ora accade.
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]
qualsiasi iniziativa che rompa il monopolio delle società di rating a mio parere va salutato con soddisfazione: a volte si dimentica che le società di rating sono pagate dalle società oggetto delle valutazioni… non un sistema molto cristallino