Il PIL USA segna una crescita significativa nel terzo trimestre 2009: +3,5%. Una crescita importante che fa dire a molti che la crisi è ormai alle spalle. Per quanto sia sicuramente un dato positivo, va però tenuto ben presente che non è un dato “così tanto” positivo.
Infatti,la crescita del PIL USA non è dovuta ad un risanamento delle condizioni economiche, ma piuttosto alle politiche fiscali e di incentivo messe in atto dal Governo. Infatti, solo le politiche di rottamazione (introdotte ed ora però terminate) varrebbero, secondo diversi calcoli, un buon 1% del PIL (secondo alcune stime, oltre l’1,6%). Anche la riprese degli investimenti immobiliari è “drogata” dalle agevolazioni fiscali.
Inoltre, è bene capire che cosa vuol dire quel “+3,5%” che è in realtà la crescita annualizzata (cioè riportandola come riferimento ai 12 mesi) rispetto però al trimestre precedente (che non è stato certo brillante).
È bene anche ricordare che la recessione non è solo una questione di percentuali di crescita del PIL, ma viene valutata (o meglio, dovrebbe essere valutata) in base all’andamento di molteplici fattori. Da questo punto di vista la situazione è ancora lontano dall’essere rosea, con la disoccupazione sempre in aumento e la produzione che rimane debole. Anche il credito da parte delle banche rimane critico.
Certamente, la ripresa del PIL USA mette da parte (almeno per un po’) i timori da “fine del mondo” che più di qualcuno aveva un po’ di mesi fa. Ma è ingeuno convincersi che i problemi si sono nel frattempo risolti, e rimane necessario portare avanti una riforma del sistema economico e finanziario per poter avere una crescita solida e sostenibile.
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]
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