Il prezzo del petrolio ha superato a inizio giugno i 70$ al barile, più del doppio del prezzo toccato a febbraio (34,03$ per il WTI). Il prezzo del petrolio è un indicatore importante perché un aumento della domanda di petrolio — e in generale, di energia — indicherebbe un aumento dell’attività economica, e quindi un principio di ripresa. Purtroppo però, al momento non è chiaro se questo aumento di prezzo dipenda da un aumento della “domanda reale”: secondo diversi analisti, sarebbe da ricondurre piuttosto ad un “rientro” nel mercato dei fondi di investimento, che creerebbero quindi una sorta di “domanda speculativa”.
Questa distinzione è rilevante anche ai fini delle previsioni sull’andamento futuro del prezzo del petrolio: se la domanda è principalmente speculativa, allora è verosimile che questo rialzo di prezzo non sarà duraturo. In quest’ottica, però, gli analisti (tra cui Citigroup e TD Bank, secondo il sito di Nouriel Roubini) in genere non si aspettano un ritorno ai prezzi di inzio anno, ma piuttosto una discesa, nella seconda metà del 2009 verso un prezzo tra i 50 e i 60 dollari. Questo probabilmente va ricondotto sia ad un “abbandono” dello “scenario apocalittico” ma anche al fatto che comunque la presenza di “investitori speculativi” sarà certamente maggiore rispetto ad inizio anno, dato che le finanziarie vivono un momento di maggiore chiarezza (e quindi, di disponibilità ad investire) certamente maggiore rispetto al “caos” di inizio anno. Ma a contribuire a questo scenario c’è anche la convinzione che i Paesi OPEC cercheranno di difendere un prezzo di almeno 50$, per proteggere i loro bilanci.
Tuttavia, nonostante la domanda di petrolio in Europa ed USA appaia stazionaria, sembrerebbe che vi sia un aumento di domanda da parte dei “paesi emergenti”, per i quali vi sono segnali di (lento) riavvio dell’economia. Se questa “domanda reale” fosse solida, allora il prezzo del petrolio potrebbe rimanere ai livelli attuali o continuare a salire leggermente (in quest’ottica, viene indicato un potenziale prezzo intorno ai 75$/barile): infatti è difficile aspettarsi grossi picchi della domanda, finché non vi sarà una ripresa più ampia.
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