Il “crollo” dei consumi di petrolio è stato evidenziato da diversi quotidiani. Si tratta di un segnale importante che evidenzia la crisi economica. Anche se sicuramente non credo serva fare ricorso a un dato di questo tipo per evidenziare che c’è una crisi economica in corso, il dato merita un minimo di approfondimento, per inquadrare meglio la situazione.
Intanto, è bene evidenziare che il calo di consumi di petrolio a livello mondiale si è avuto nonostante un inverno più rigido del solito, soprattutto nel nord dell’Europa, elemento che evidenzia come la domanda “industriale” di energia sia scesa ancora di più di quel che i numeri sembrano indicare.
Inoltre, c’è un aspetto interessante: nonostante il taglio della produzione, le riserve di petrolio aumentano, sembrerebbe soprattutto da parte dei grandi gruppi petroliferi, che le terrebbero quindi come scorta da mettere sul mercato quando i prezzi torneranno a salire. Si tratta di un elemento che apre scenari positivi: infatti, in pratica questo significa che, alla ripartenza dell’economia l’offerta di petrolio sarà relativamente alta (dato che alla produzione andranno sommate le maggiori scorte), e quindi fa pensare che il prezzo del petrolio non schizzerà immediatamente verso i livelli precedenti, ma avrà una crescita a passo più moderato, riducendo quindi i costi per le aziende e permettendo quindi alla ripresa di consolidarsi.
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Ciao, concordo con la tua analisi in toto riguardo il petrolio.
C’è però un dettaglio che secondo me sfugge.
In breve: il problema è che nell’ultimo decennio l’economia “reale” era pompata dalla finanza. E’ chiaro che la speculazione finanziaria ha permesso a moltissimi di vivere (e di spendere) “ben oltre la loro reale ricchezza”. E analogo discorso vale anche per le industrie. Ad esempio, FIAT magari con la “finanza creativa” si ritrovava in tasca soldi da poter “spendere” in auto a Km0 o incentivando i concessionari a “comprare”. Insomma la finanza ha generato una falsa domanda che ha prodotto una sovraproduzione (con conseguente “ricchezza” in termini di lavoro. Ora tutto questo è finito, non c’è piu’: la domanda non si sta’ riducendo, ma sta’ solo tornando al suo livello “naturale”, al livello non drogato (per intenderci il livello di chi, un’auto se la tiene 8-10 anni e non solo 24 mesi o meno).
Insomma sarà difficile prevedere una “ripresa”: si tratterà forse piu’ di accettare un “livellamento basso” della produzione con microscopiche crescite (e comunque ben lontane dalle crescite a cui eravamo abituati – FMI in primis!)