Le difficoltà di Bradford & Bingley, uno dei principali operatori inglesi nel campo dei mutui, ha riportato l’attenzione sulla cosiddetta crisi dei mutui subprime. Il titolo della società di credito ipotecario ha perso ben il 27% nella giornata di lunedì, a causa dell’annuncio di perdite lorde per 8 miliardi di sterline nei primi 4 mesi del 2008, in conseguenza dell’esposizione nel mercato dei crediti immobiliari e di condizioni economiche difficili, spingendo così molti a parlare di una nuovo “lunedì nero”.
In realtà va detto che le azioni di Bradford & Bingley avevano già perso il 60% da maggio, quando aveva annunciato l’aumento di capitale, per cui le difficoltà non sono certo una sorpresa. In realtà, l’impressione è che ci si lasci molto trasportare dall’emozione: e come scrivevamo alcune settimane fa che era presto per parlare di fine della crisi, si può dire abbastanza tranquillamente che non è certo questo il segnale di un aggravarsi della situazione.
Peraltro, devo anche aggiungere che si tende a parlare un po’ troppo frettolosamente di “giornata nera” in borsa, dato che le perdite delle varie borse europee, ma anche del settore finanziario e bancario in particolare, si aggirano tra -1% e -1,5% (peraltro, motivabile anche con i timori di stagflazione accesi dai dati su crescita ed inflazione). Insomma, un risultato che si può considerare del tutto ordinario: giusto perché è bene ricordarselo, il vero lunedì nero (19 ottobre 1987), l’intero Dow Jones ha perso nella singola giornata il 22,6%. Questo “abuso linguistico” potrebbe essere pericoloso perché rischia di generare nel pubblico la convinzione che perdite 1 o 2 punti percentuali in un singolo giorno siano fatti anomali, con il rischio che le persone si avvicinino alla borsa sottovalutando il rischio e la volatilità del rendimento che un investimento in tale ambito comporta.
Tornando alla crisi dei mutui subprime, l’impressione è che più di qualcuno si aspetti che quando la tempesta sarà passata, le cose torneranno come prima. A mio parere è un po’ difficile che sia così, perché sia la crisi attuale che la precedente forte espansione del settore sono entrambe figlie della stessa gestione “allegra” del credito: è forse inevitabile che la crisi del mutui subprime si lasci dietro delle cicatrici, prime tra tutte il fatto che probabilmente il settore non tornerà a correre come negli anni precedenti, e che i soggetti più deboli, e che basavano il loro business proprio sulle aree su cui si è innescata la crisi, dovranno probabilmente uscire dal mercato.
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