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Dei delitti e delle pene: una visione microeconomica

Leggevo qualche giorno fa un articolo su Repubblica.it che sosteneva che nell’ultimo anno sono aumentate esponenzialmente le fughe e omissioni di soccorso in occasione di ncidenti stradali (fortunatamente, non sempre ciò si traduce in esiti tragici) in conseguenza dell’introduzione del bonus-malus nelle assicurazioni. E’ abbastanza evidente che come tesi è un po’ campata per aria, dato che il bonus malus non è stato certo introdotto l’anno scorso, quindi manca completamente il nesso causa-effetto. Mi è rimasto impresso un commento lasciato da un lettore, che invece vedeva (più correttamente, a mio dire) questa situazione come una conseguenza dell’aumento delle sanzioni e della ricerca dei giornali di trovare “pirati della strada” da mettere all’indice.


E’ un ragionamento interessante, su cui vorrei proporvi un approfondimento in una chiave particolare. Il punto è che si può dimostrare matematicamente che inasprire le sanzioni può avere come effetto collaterale incentivare a commettere reati più gravi: lo si vede in modo abbastanza chiaro facendo ricorso ad alcuni concetti di microeconomia (misteriosa materia che al momento di studiare ci si domanda spesso quale utilità abbia, ma poi si scopre che trova applicazione nelle situazioni più disparate). Credo valga la pena di affrontare questo delicato tema, perché un invece che agli incidenti stradali il ragionamento è applicabile a mille altre situazioni.

Come in ogni analisi matematica faremo importanti semplificazioni rispetto alla realtà, per cui evidenio subito le principali due:

  • noterete in questo confronto non rientra l’opzione “non commettere il reato”: la motivazione è duplice: da un lato nel nostro ragionamento l’attenzione è sulla scelta o meno di aggravare un reato già compiuto (nel caso specifico: una volta causato l’incidente, fuggure), dall’altro possiamo vedere la scelta di avere un incidente o meno come un fattore fuori dal controllo delle persone (chiaramente, è una cosa vera fino a un certo punto, ma come detto stiamo semplificando), quindi non è un elemento di scelta.
  • la funzione di utilità che andiamo ad usare per il confronto è lineare, in altre parole comporta un mero calcolo di convenienza, senza ipotizzare una avversione al rischio delle persone (o avversione verso il commettere reati più gravi): non è solo una questione di semplicità di calcolo, ma è anche una conseguenza della considerazione che la legge non dovrebbe partire dal presupposto che le persone hanno tendenza a non commettere reati ma dovrebbe, in modo neutrale, spingere la gente a commettere i reati più lievi possibili, e possibilmente nessun reato.

Uno gli elementi chiave della microeconomia è infatti lo studio delle funzioni di utilità, cioè di quei modelli matematici che cercano di descrivere e prevedere le scelte che farà il consumatore (chiaramente, questo farà la scelta che comporta un “utilità” maggiore). Nel nostro caso stiamo parlando, invece che di maggiori benefici, di minori svantaggi, ma il ragionamento non cambia. La chiameremo qui comunque “utilità negativa”.

L”utilità negativa” di un reato è dato da:

R = p × S

dove:

  • R rappresenta l'”utilità negativa” del reato.
  • S è la sanzione attesa per il reato (in cui peraltro, oltre alle multe o alla prigione, vanno considerati altri fattori come appunto le conseguenze sulla reputazione – la pubblicità negativa sui giornali – così come il fatto che sanzioni come il ritiro della patente hanno valore diverso a seconda della “necessità” dell’auto che uno ha)
  • p è la probabilità di subire effettivamente la sanzione (che in questo modello non dipende solo dalla possibilità di essere “beccati”, ma anche dalla probabilità di essere effettivamente condannati, da quando poi la condanna diventa effettiva, ecc.).

Quindi, confrontando due reati, R1 sarà preferibile a R2 se:
p1 × C 1 > p2 × C 2

In altre parole, è “preferibile” un reato più grave se le minori possibilità di essere puniti compensano la maggiore sanzione prevista. Con un esempio limite (ma visto che tutto il discorso che stiamo facendo è abbastanza cinico, spero lo permetterete), sarebbe pericoloso sanzionare i furti come gli omicidi, dato che un ladro sarebbe incentivato ad eliminare i testimoni dato che gli permetterebbe di ridurre la possibilità di essere preso senza rischiare ulteriori punizioni.

Val la pena notare che la tipica soluzione “all’italiana”, anche in una situazione dle genere, è tipicamente quella di aumentare ulteriormente le pene, ma questo sposta il problema ad un ulteriore livello, ben lungi dal isolverlo. La soluzione reale sta però piuttosto nell’intervenire su quella che abbiamo chiamato p, migliorando la qualità dei controlli così come l’efficacia del sistema giudiziario. Volendo sintetizzare con uno slogan, potremmo dire “pene leggere per tutti i colpevoli sono meglio che sanzioni esemplari per pochi”.

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