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Italia ultima per produttività secondo l'OCSE

Gli ultimi dati dell’OCSE continuano a girare il dito nella piaga della condizione economico-sociale dell’Italia. Questa volta, emerge che la produttività – calcolata come PNL pro capite – è una delle più basse dei paesi che fanno parte dell’OCSE. Per chiarire meglio la “posizione” del nostro paese ho recuperato i dati dal sito dell’OCSE, che è stata fatta un po’ di confusione. L’Italia (magra consolazione) non è ultima di “tutti” i paesi dell’OCSE, ma solo tra quelli più industrializzati. Per quanto questa distinzione abbia sempre meno senso.



Prodotto nazionale lordo e netto – Il PNL è uguale al PIL (somma del valore finale dei beni e servizi prodotti in un anno in un paese) + trasferimenti netti dall’estero

Invece, la crescita della produttività è la più bassa di tutti i paesi OCSE, senza appello.


Crescita della produttività nel periodo 2001-2006 (confronto con 1970-2006)

E ancor più preoccupante la componente di crescita dovuta all’innovazione (cioè quella parte di crescita del prodotto interno non riconducibile a lavoro o capitale), che è addirittura negativa.


Crescita della “produttività da innovazione” nel periodo 2001-2006 (confrontata con 1985-2006)

Questi dati negativi non sono certo una sorpresa, dato che è proprio la scarsa produttività che costituisce la causa del fatto che i salari in Italia sono i più bassi d’Europa, specie confrontati con il costo della vita.

Il problema non è che in Italia si lavora
poco, ma soprattutto che si lavora male. Per questo incentivi agli straordinari per lavorare di più non affrontano il problema: il problema è la mancanza di innovazione.

Un problema da ricondurre all’atteggiamento delle imprese, ma forse anche più in generale dei lavoratori se è vero, come leggevo qualche giorno fa, che i corsi di formazione sono “subiti” come un peso dalla maggior parte dei lavoratori. Insomma una situazione figlia di una cultura poca attenta alla cultura (permettetemi il gioco di parole), in cui forse non è un caso che l’Italia sia al terz’ultimo posto per spese rivolte alla cultura, ma al quarto per numero di linee telefoniche per abitante. Ma soprattutto, va detto che raramente la qualità in Italia viene premiata e riconosciuta come un merito, creando un ambiente che certo non spinge verso il miglioramento.

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