Cosa farà la BCE nel prossimo futuro? Li taglierà per supportare l’economia? Li alzerà per frenare l’inflazione? Proviamo a raccogliere qualche ipotesi.
In realtà però non è così scontato che l’inflazione si riduca di molto senza interventi: non è forse un caso che chi sostiene l’ipotesi-taglio stia soprattutto guardando a quello che succede in USA, senza tener conto di alcune importanti differenze, prima di tutto il diverso funzionamento del mercato del lavoro (in Europa, per fortuna, direi, non è così semplice licenziare il personale come negli Stati Uniti), che ha riflessi anche sull’andamento dell’inflazione. Di conseguenza, gli analisti si aspettano che l’inflazione si riduca sì entro l’anno, ma di poco, passando dal 3,5% attuale ad un valore vicino a 2,7%.
Non si può neppure trascurare alcuni rinnovi di contratti collettivi di categoria avvenuti in Europa (ad esempio, in Germania il settore pubblico ha ottenuto un aumento di circa l’8% diluito in due anni) che potrebbe contribuire a spingere l’inflazione verso l’alto. E soprattutto, il settore bancario-finanziario europeo sarebbe sottoposto alla crisi dei mutui suprime in misura minore di quello USA, per cui la necessità di interventi a sostegno dell’economia sarebbe minore.
Ed è per questo che la maggior parte degli analisti si attende che nell’immediato che la BCE lasci invariati i tassi, allo scopo di tenere sotto controllo l’inflazione, per poi diminuirli un po’ alla volta tra la seconda metà del 2008 e inizio 2009. Lo scenario più quotato è che la BCE effettui due tagli da 25 punti base l’uno, per portare il tasso al 3,5% a fine 2008 (si fanno anche ipotesi sulle date: giugno e settembre), e poi porti il tasso intorno al 3% nella prima metà del 2009, per agevolare la “ripartenza” economica.
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