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Il valore delle azioni e le distorsioni introdotte dagli investitori

Recentemente, abbiamo avuto modo di riprendere alcuni concetti base relativi alla borsa ed al valore delle azioni. Mi pare interessante approfondire il tema anche per chi ha un po’ più di dimestichezza con la materia: credo infatti sia interessante evidenziare come il comportamento degli investitori può potenzialmente creare delle distorsioni economiche.


Mi spiego meglio. Se da un lato l’azienda si dovrebbe preoccupare di investire per garantirsi una prospettiva di medio-lungo periodo, dall’altro si trova a dover anche soddisfare l’interesse degli azionisti, che ne sono i soci, e sono interessati al valore delle azioni. Valore che viene attribuito da chi opera in borsa , che cerca in pratica di intuire il futuro (cioè se il valore delle azioni di una società aumenterà o scenderà), ma per farlo può solo far riferimento a:

  • passato, cioè serie storiche (relative al valore delle azioni o ad indicatori più complessi), che possono eventualmente essere espresse sotto forma di grafico;
  • presente, cioè fotografia “istantanea” di indicatori che descrivono l’azienda in quel momento (es. il rapporto P/E prezzo-utile);
  • eventualmente, analogie con aziende simili per settore o altre caratteristiche.

Questi elementi permettono di fare previsioni solo a breve-brevissimo periodo, ma difficilmente possono essere valide con un orizzonte un po’ più lungo, dato che molto spesso chi compra le azioni di una società, soprattutto in grandi quantità, non è un esperto del settore in cui la società opera, e quindi difficilmente è in grado di tenere conto degli elementi che potranno costituire dei fattori di successo fra n anni (ad esempio 5 o 10), rispondendo a domande del tipo “che innovazioni ci saranno nel settore (ad esempio) delle calzature nei prossimi 10 anni?“.
Non sarebbe una risposta fine a sé stessa, anzi potrebbe essere determinante per comprendere il reale valore dell’azienda, se si sta muovendo nella direzione giusta o meno.
Però questa situazione costringe l’azienda a dover investire in modo facilmente comprensibile agli azionisti, con ricadute che devono rimanere in una finestra temporale relativamente breve, e senza stravolgimenti dello scenario competitivo: un atteggiamento che però non sempre premia poi nel medio-lungo periodo.

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