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Cosa sono i mutui subprime? E qual'è il problema?

In questi giorni (ma sarebbe più giusto parlare di ultimi mesi), le borse di tutto il mondo stanno risentendo della crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti. Cosa sono? E perché hanno effetti mondiali?


I mutui subprime sono i mutui “non di prima scelta”, concessi a chi non ha garanzie solide circa la capacità di rimborso. Negli Stati Uniti, quello che è avvenuto è che molte volte nel calcolo del reddito ai fini della concessione del mutuo veniva incluso anche il reddito derivante dal previsto aumento di valore dell’immobile ipotecato: però chiaramente il trend di crescita del valore degli immobili non è continuato costante all’infinito: i prezzi troppo alti alla fine infatti hanno iniziato a scoraggiare la domanda. A questa “riduzione del reddito”, e delle garanzie, si è unito un aumento progressivo dei tassi di interesse messo in atto dalla Banca Centrale americana, per contenere le spinte inflazionistiche, che ha però anche di conseguenza portato un aumento degli interessi da pagare sui mutui a tasso variabile, e quindi delle rate: un problema per chi magari era già al limite come capacità di pagamento.

In queste condizioni,molti possessori di mutui “subprime” si sono trovati in difficoltà che non sono più in grado di pagare le rate, con il risultato che l’immobile che stavano acquistando gli viene sequestrato. E qui scatta un circolo vizioso: infatti, la vendita ad aste giudiziarie degli immobili contribuisce a trascinare giù il valore complessivo degli immobili. Questo perché in un’asta giudiziaria, si cerca di vendere velocemente, e non ad un prezzo elevato o “di mercato”, ed è noto che i prezzi sono così molto inferiori a quelli di mercato. Se le aste giudiziarie iniziano ad essere un numero rilevante, succede che se uno vuole vendere un immobile deve ridurre il prezzo che può aspettarsi di incassare, dato che il suo immobile in vendita subisce la concorrenza degli immobili venduti attraverso le aste giudiziarie.

La crisi dei mutui ipotecari subprime è un fenomeno prettamente americano, come sottolineava un paio di giorni fa anche la Bank Of England: negli USA i mutui sono stati concessi molto “allegramente” (a volte senza verifica reale del reddito del richiedente), mentre in Europa il peso dei mutui subprime è abbastanza marginale, anche per le leggi più restrittive. Inoltre, Europa ed Asia possono contare nel periodo attuale di crescita economica, mentre l’economia USA è un po’ più “calma”.

Potremmo quindi pensare ottimisticamente che il problema dei mutui subprime sia un problema limitato, ed ovviamente speriamo così, anche considerato più che alcuni Stati degli USA hanno annunciato azioni di sostegno per chi è in difficoltà a causa di mutui subprime.

Però, c’è un però. Il settore dei mutui ipotecari negli Stati Uniti è veramente enorme, diverse migliaia di miliardi di dollari, e su di esso si appoggiano una serie di strumenti finanziari, molti dei quali ad effetto “leva” cioè che moltiplicano i guadagni, ma anche le perdite. Solo che con prodotti finanziari “normali” nel peggiore dei casi perdi tutti i tuoi soldi, con prodotti “a leva” puoi perdere molto di più. Un esempio (banale ed impreciso, in realtà, ma rende l’idea). Investo 100$ e compro 10 azioni a 10$, e poi passano a 15$ l’una: ho guadagnato 50$. Se scendono a 5$, ho perso 50$. Se invece i 100$ li investo con un effetto leva, ad esempio, di 10, e con i miei 100$ compro 1.000$ di azioni (in pratica attraverso un prestito), e salgono a 15$, ho guadagnato 500$. Ma se invece di salire, scendono a 5$, perdo 500$ e il mio saldo finale diventa di -400$.

Questi meccanismi di investimento sono spesso utilizzati da alcuni tipi di fondi, ed in particolare gli Hedge Funds, ed alcuni di essi sono andati in crisi e hanno dovuto chiudere. Quando dei fondi del genere chiudono, gli scossoni sui mercati sono piuttosto forti, dato che i valori che sono mossi da fondi di questo tipo sono estremamente significativi, quindi quando vengono liquidate le azioni, obbligazioni e certificati in loro possesso si crea quasi inevitabilmente una discesa del prezzo dei titoli coinvolti, dato che l’offerta aumenta all’improvviso mentre la domanda (chi è interessato a comprare quei titoli) rimane costante.

In ogni caso, nonostante queste ultime giornate “nere”, non è ancora il caso di farsi prendere dal panico, soprattutto per la situazione in Europa, ma neppure di essere eccessivamente ottimisti nel brevissimo termine: servono occhi aperti per qualche settimana, in modo da capire meglio cosa faranno i mercati, anche come conseguenza delle azioni di “ammortizzazione” che le varie banche centrali stanno mettendo in atto in questi giorni.

Banche e Risparmio [http://www.banknosie.com]

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5 commenti

  • Articolo scritto molto bene ed in modo approfondito. Potrei sapere il nome e cognome e, se possibile, la professione dell’autore di questo articolo?