Una società immobiliare cinese è stata accusata di adottare un approccio troppo coercitivo per spingere i dipendenti a fare esercizio fisico. I lavoratori infatti sono multati se non raggiungono la “quota mensile” fissata in 180.000 passi.
Va detto che la multa è relativamente ridotta (0,01 yuan per ogni passo mancante al raggiungimento della quota – circa 0,0013 euro), e che la quota non è del tutto irraggiungibile: sono infatti 6.000 passi al giorno (per confronto, la maggior parte dei dispositivi di fitness fissa un obiettivo giornaliero di 10.000 passi). Ma è il principio della multa che solleva le polemiche, senza contare che per alcune persone l’obiettivo è oggettivamente difficile da raggiungere.
L’esercizio fisico è diventato un grosso problema in Cina. Alcuni assicuratori sanitari utilizzano app per tenere traccia delle passeggiate quotidiane dei propri clienti, offrendo sconti sui piani futuri se raggiungono i loro obiettivi, e molte scuole richiedono che gli studenti camminino o facciano esercizio fisco ogni giorno, controllando regolarmente le app contapassi sui loro telefoni. Anche le aziende private stanno incoraggiando i lavoratori a fare un numero minimo di passi al mese, ma sembrerebbe che alcuni datori di lavoro spingano le cose troppo oltre.
Vi sono diversi esempi di casi in cui l’esercizio fisico ha “conseguenze economiche” per i lavoratori, ma normalmente il tutto è legato a premi, non multe. Nel caso di questa società nella città di Guangzhou, nel sud della Cina, i lavoratori che non riescono a raggiungere l’obiettivo stabilito devono pagare ogni passaggio mancato in contanti.
Una dipendente della società ha raccontato di avere mancato di 10.000 passi l’obiettivo dei 180.000 passi, e così le sono stati detratti 100 yuan dallo stipendio. Sono l’equivalente di circa 13 euro, ma per persone che faticano ad arrivare a fine mese ogni piccola differenza è importante. Inoltre, la donna si lamenta che l’obiettivo è difficile da raggiungere per lei, dato che lavora per l’ufficio risorse umane e passa tutta la giornata seduta alla scrivania, e passa molto del resto della giornata sui mezzi pubblici per andare e tornare dal lavoro. “Posso capire che l’azienda speri che i dipendenti possano far più esercizio e diventare più sani, ma non possiamo camminare durante le ore di lavoro, e la sera dobbiamo fare gli straordinari”, ha detto la donna “Dopo essere andata a casa e aver cenato, sono già passate le 9 in punto. Dover camminare solo per raggiungere la mia quota giornaliera è diventato un onere aggiuntivo, e ha influito sul mio sonno”.
La donna ha aggiunto che oltre a mettere pressione sui dipendenti, l’idea dell’azienda non starebbe nemmeno funzionando, poiché molti dipendenti usano dispositivi a dondolo per ingannare i loro smartphone (sviluppati da tempo da persone che cercano di avere sconti sulle assicurazioni sanitarie). La donna ammette di avere preso in considerazione di usarli anche lei, ma lavorando a stretto contatto con la direzione rischia di essere scoperta, e usarli di notte non è possibile dato che l’ora delle “camminate” renderebbe evidente il tentativo di manipolazione.