Non è la solita storia di negazionismo scientifico quella che arriva dalla Contea di Bucks in Pennsylvania: in questo caso, il rifiuto a trattare i cambiamenti climatici è giustificato con il presunto rischio di fare cadere in depressione i bambini a cui si spiega il problema.
E’ stato un certo Glenn Schloeffel, membro del consiglio scolastico (e, casualmente, eletto in una lista di orientamento repubblicano) a sollevare la questione. Secondo quanto spiegano i giornali, Schloeffel ha collegato l’insegnamento degli effetti del cambiamento climatico ad uno studio condotto in precedenza che mostrava un incremento dei tassi di depressione tra gli scolari: secondo questi dati, il 40% degli studenti avrebbe affermato di essersi sentito triste o depresso la maggior parte dei giorni negli ultimi 12 mesi, il 10% di quanto indicato da un analogo studio del 2011.
“Le statistiche su come si vedono questi bambini sono preoccupanti”, ha affermato Schloeffel nell’assemblea, “A questi bimbi viene insegnato che ogni volta che salgono in macchina stanno uccidendo un orso polare. Quando educhiamo i bambini su certi argomenti, e non diamo loro una comprensione completa dei fatti, mettiamo su di loro un enorme peso, e non credo sia giusto”.
Inutile dire che le parole del consigliere scolastico hanno attirato ovvie critiche: le sue argomentazioni sono sembrate pretestuose a molti, che osservano come allora dovrebbe riguardare l’apprendimento dei fatti negativi in generale, e non solo il problema del cambiamento climatico.