Lavoro

Gli orari flessibili? Aumentano lo stress.

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L’orario flessibile, la possibilità di entrare ed uscire al lavoro quando si vuole (magari finendo una parte delle incombenze da casa) è il sogno di molti: permetterebbe di combinare efficacemente vita privata e lavorativa, e di affrontare più facilmente tutti gli impegni. Eppure non è tutto oro quel che luccica, stando a quanto è emerso da uno studio condotto su un campione di lavoratori a cui è stato concesso un orario completamente flessibile.


In media, i lavoratori che possono gestire i propri orari in autonomia fanno i maggiori straordinari reali, lavorando in media 4 ore in più rispetto a chi svolge normale orario di ufficio. In alcuni casi, questo è dovuto al bisogno di dimostrare che si svolge il proprio lavoro seriamente nonostante possano lavorare quando vogliano, e questo anche nei casi in cui la qualità del lavoro svolta sia già buona e di per sé non richiederebbe sforzi maggiori.

In pratica, le persone che possono usufruire di un orario flessibile e di telelavoro si preoccuperebbero maggiormente quando non lavorano, mentre chi segue orari predefiniti stacca la spina più facilmente. In questo giocherebbe un ruolo anche il bisogno di dimostrare di meritare il “privilegio” degli orari flessibili, e infatti i livelli di stress di chi può decidere quando lavorare è maggiore nei paesi con tassi di disoccupazione maggiore. Il livello di stress è massimo in quei paesi dove il lavoro part-time non è molto diffuso, e quindi in cui lasciare l’ufficio presto è considerata una cosa “strana”.

E’ da capire se l’elevato stress sia legato solo a questioni sociali (cioè al fatto che la maggior parte degli altri colleghi e i lavoratori in generale non hanno questo beneficio), oppure sia insito proprio nel doversi gestire i propri orari, nel qual caso saranno necessarie ulteriori riflessioni, se è vero che il lavoro flessibile e a distanza è destinato a diffondersi sempre di più in futuro.

 

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