La storia di Pappu Kumar, mendicante nella città di Patna, nello stato indiano del Bihar, suscita reazioni contrastanti. Infatti l’uomo, pur chiedendo la carità per vivere, ha un patrimonio superiore a quello di molti suoi connazionali: è stato stimato infatti che abbia proprietà per un valore di 185.000 dollari e 7.500 dollari depositati in quattro conti correnti, rispetto ad un reddito pro capite medio di poco meno di 1.500 dollari nel Paese e un patrimonio medio sotto i 4.000 dollari..
Pappu da giovane aveva una vita quasi da “privilegiato” rispetto a molti suoi concittadini: stava frequentando le scuole superiori, e gli ottimi voti gli avrebbero molto probabilmente aperto le porte dell’Università e poi questo gli avrebbe potuto permettere di trovare un lavoro ben remunerato. “Il mio sogno era diventare ingegnere”, racconta il trentaduenne.
Ma un incidente stradale ha sconvolto tutto: l’uomo è rimasto parzialmente paralizzato, e dopo l’incidente la famiglia lo ha in pratica cacciato di casa, considerandolo un peso. Così mendicare per vivere è diventata una sorta di necessità. Per diversi anni ha occupato un piccolo spazio nella stazione della città.
Le autorità, in cerca di migliorare il decoro cittadino, hanno intimato più volte ai mendicanti di andarsene, ma Pappu ha sempre rifiutato, finché l’anno scorso non è stato arrestato per avere disobbedito per l’ennesima volta alle ordinanze cittadine.
Quando la polizia lo ha interrogato e recuperato i suoi dati, la sorpresa: è emerso che Pappu aveva quattro conti correnti, e soprattutto proprietà per 185.000 dollari. Una ricchezza enorme rispetto a quella media dei suoi concittadini, e probabilmente anche di quelli che gli facevano la carità. Non solo: le indagini hanno permesso di scoprire che l’uomo aveva fatto diversi prestiti ai negozianti della zona, che conoscendo la sua reale ricchezza si rivolgevano a lui per farsi prestare dei soldi.
Diverse persone, conosciuta la sua storia, gli hanno chiesto perché non usasse la sua fortuna per curarsi, ma Pappu ha risposto semplicemente: “Ma se mi curo, come faccio a chiedere la carità? Chi mi darebbe dei soldi se fossi sano?”