Si parla molto di riformare la scuola, in queste settimane: del resto la scuola è un investimento fondamentale per il futuro dei singoli e della collettività.
C’è però chi (come Massimo Rondi nella sua lettera aperta a Matteo Renzi) propone di rinnovare innanzi tutto il carattere, nel senso di font tipografico, utilizzato nei testi. La questione è che la scuola non sembra tenere in dovuto conto le necessità degli studenti affetti da forme più o meno gravi di dislessia e disturbi dell’apprendimento: una percentuale non trascurabile dato che secondo stime diverse gli affetti da una qualche forma di dislessia oscillerebbe tra il 5% e il 17% della popolazione.
Senza contare che i font ad alta leggibilità non aiutano solo coloro che sono affetti da forme di dislessia, ma agevolano la lettura anche per tutti gli altri, riducendo lo sforzo di lettura in maniera considerevole e in ultima analisi portando ad una maggiore efficacia dello studio.
Spesso sono i piccoli accorgimenti che possono portare grandi vantaggi.