Un russo, insoddisfatto con le condizioni proposte dal contratto di una carta di credito (che peraltro non aveva richiesto), ma anziché rassegnarsi o lamentarsi, si è scritto le proprie condizioni e ora la banca dovrà rispettare quelle.
L’uomo, Dmitry Agarkov ha modificato il testo del contratto, azzerando il tasso di interesse e le commissioni, togliendo le limitazioni al credito disponibile e imponendo alla banca un pagamento di 3 milioni di rubli (circa 75.000 euro) per ogni modifica al contratto e 6 milioni (circa 150.000 euro) in caso che la banca avesse deciso di ritirargli la carta. L’uomo ha anche modificato l’indirizzo internet riportato sul cartaceo che rimanda all’ultima versione in vigore del contratto, creando una pagina con la sua versione.
Quando ha rispedito il contratto così modificato la banca lo ha accettato e validato senza rendersi conto delle modifiche, ed ora chela banca ha bloccato la carta di credito di Agakrov (con la motivazione che era in ritardo con i pagamenti) deve a quanto sembra aderire alle richieste dell’uomo. Inutili le difese della banca che si è giustificata con le parole che spesso usano invece i clienti: “non avevamo letto bene il contratto”.
Quando la banca gli ha chiesto di rimborsare 45.000 rubli, che comprendevano interessi e commissioni, ma il giudice ha dato ragione all’uomo ritenendo valide le sue modifiche e imponendogli quindi il pagamento solo del debito di 19.000 rubli.
Agakrov ora ha fatto causa alla banca chiedendo i avere 24 milioni di rubli come risarcimento per “le violazioni contrattuali” da parte della banca, prima fra tutte non avergli dato 6 milioni per la chiusura del contratto. Potrebbe però essere stata una mossa azzardata questa, dato che i dirigenti della banca assicurano che non avrà i 24 milioni ma “4 anni di prigione per truffa”, aggiungendo che ora per loro è diventata una “questione di principio”.
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[…] è certamente un problema italiano, ma non ne sono certo esenti gli altri stati. E ora che tra le banche svizzere hanno accettato di fornire dei dati al fisco tedesco, e che il governo di Berlino ha confermato […]