L’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei migranti ha presentato i risultati dell’indagine compiuta nel corso del suo primo anno di attività. L’Osservatorio è nato dalla collaborazione fra l’Associazione bancaria italiana (ABI) e il Ministero dell’Interno (Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi Terzi), e gestito dal Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI). I “migranti” infatti hanno un ruolo sempre maggiore non solo sulla società italiana, ma anche sull’economia e sulla finanza: il tema della “bancarizzazione” riveste secondo gli autori della ricerca un ruolo prioritario nell’inclusione finanziaria dei migranti, essendo un primo passo verso la sua inclusione economica e sociale.
Ne approfittiamo però per esprimere il nostro disappunto su un aspetto linguistico che a qualcuno apparirà secondario ma a noi appare in realtà centrale: stiamo parlando del fatto che vengono spesso usati come sinonimi i termini “migranti”, “immigrati”, “stranieri”, e altri ancora. Il punto è che questi termini hanno significati diversi, e sarebbe importante a nostro parere distinguere (usare i termini giusti è il primo modo per riconoscere le cose) immigrati regolari, migranti in transito, stranieri solo temporaneamente in Italia, o clandestini. Un distorto senso di “egualità” spinge talvolta più di qualcuno a confondere i fenomeni, che hanno ovviamente però nature e logiche completamente diverse, con esiti prevedibilmente deleteri.
Tornando a noi, ecco i principali risultati dello studio:
L’indagine, a carattere innovativo, condotta su un campione rappresentativo di residenti immigrati, approfondisce le
strategie della famiglia in quanto “soggetto di scelte finanziarie”. Se analizziamo la presenza e la composizione dei conti
correnti in famiglia – intesa come gruppo di persone “allargato”, composto dall’intervistato, dai familiari e includendo
anche altre forme di convivenza e relazione di volta in volta segnalate – il 56% delle famiglie possiede un conto
corrente presso una o più banche; l’11% possiede un solo conto presso BancoPosta; l’8% è titolare di un conto corrente in banca e uno in Banco Posta. Il 17% ha più di un conto corrente.[…]
Rispetto alle 21 nazionalità considerate, pari all’88% degli immigrati residenti in Italia, a fine 2010 il numero di conti correnti intestati a cittadini migranti presso le banche italiane e BancoPosta ammonta a 1.782.426 unità. Considerando solamente la popolazione immigrata adulta (regolarmente residente nel nostro paese) è possibile determinare un indice di bancarizzazione pari al 61,2%. Il dato, pur se significativo, risulta però sottostimare la reale inclusione finanziaria degli immigrati in Italia: nel primo anno di attività dell’Osservatorio non è stato infatti possibile comprendere nell’analisi lo strumento delle carte di debito ricaricabili con IBAN, assimilabili per funzionalità ai conti correnti bancari tradizionali, di recente introduzione e particolarmente adatte alle esigenze della popolazione immigrata. Pari a 22 la percentuale di correntisti da più di 5 anni.
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7,4 miliardi di euro le rimesse in uscita dal nostro paese nel 2011, con un incremento del 12,5% rispetto al 2010, secondo i dati Banca d’Italia. Stando all’indagine curata dal CeSPI, l’ammontare medio inviato (pari a 3.000 euro) mostra che i migranti ricorrono alla banca per invii di importi superiori ai 1.000 euro, per esigenze e funzionalità diverse dalla rimessa cosiddetta “tradizionale”, inviata periodicamente ai familiari. Nell’invio tramite bonifico bancario, generalmente è meno importante la necessità di rapidità, e meno presente è la componente di risposta a emergenze, mentre crescono le componenti legate all’accumulo del risparmio nel paese di origine per sé o per i familiari e quelle legate alla sicurezza.