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I “pirati” acquistano più film e musica di chi non utilizza il P2P

Da tempo in molti sottolineano che le accuse delle major e delle lobby che sostengono che gli editori subiscono danni economici enormi dal peer-to-peer sono infondate: se non altro, perché è sicuramente fuori luogo ipotizzare che chi scarica un film, altrimenti l’avrebbe sicuramente comprato.


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Un nuovo studio della American Assembly (un’organizzazione collegata alla Columbia University) smentisce ancora una volta l’idea che lo scambio di file sia dannoso per gli autori ed editori: infatti, non solo chi utilizza il P2P per scaricare illegalmente file ha un archivio musicale più ampio (cosa totalmente prevedibile), ma soprattutto acquista legalmente più musica di chi invece “non è un pirata”. E non di poco: nel caso dei pirati, gli acquisti sarebbero quasi il triplo.

La pirateria dunque, lungi dal danneggiare il mercato musicale e cinematografico, incentiverebbe invece il consumo legale di musica e film.

Lo studio conferma una precedente olandese, sulla quale peraltro si era basato il governo svizzero decidendo di non intervenire con leggi contro la pirateria proprio nella considerazione che questa non danneggia gli editori.

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