Ci sono molte polemiche intorno alla legge che ha liberalizzato i giorni e gli orari di apertura dei negozi, che secondo qualcuno vanno a penalizzare in modo scorretto i dipendenti, ed i piccoli negozi, e perciò andrebbero vietate. Dal nostro punto di vista, la questione ha delle sfumature un po’ diversa.
- In generale, se uno ha una attività (commerciale o di altro tipo), dovrebbe poterla gestire come crede opportuno, entro certi limiti. E gli orari di apertura dovrebbe essere tra le cose cosa da poter decidere liberamente, frutto di una valutazione economica (tra costi di apertura e benefici che ciò comporta) e non su imposizione. Soprattutto considerato che ci sono molti clienti a poter beneficiare di negozi aperti anche in giorni o in orari diversi dai “soliti”.
- La questione dei piccoli negozi è secondo noi equivocata: un’impresa deve essere competitiva di per sé, non perché viene impedito di rivolgersi ad altri, perché altrimenti si danneggia i consumatori (e nel lungo periodo, l’economia). Un “piccolo negozio” quindi se non è in grado di competere sul prezzo né sugli orari di apertura a causa delle ridotte dimensioni, deve avere altri punti di differenziazione (ad esempio, qualità del servizio, capacità di assistenza superiori, ecc.). Se non ha punti di differenziazione, non si può pretendere che venga tutelato “a tutti i costi”.
- Per quanto riguarda i dipendenti, invece, non è corretto che si trovino gli orari imposti arbitrariamente. Ma la soluzione, a nostro parere, non è nella normazione generale degli orari di apertura, ma piuttosto nella contrattazione tra dipendenti e datori di lavoro. Si può certamente obiettare che il dipendente si trova di fatto in una posizione di debolezza, nella grandissima maggioranza dei casi. Per compensare questa debolezza ed evitare abusi sarebbe interessante introdurre una sorta di “superindennizzo” per il lavoro festivo continuato. Già attualmente i contratti lavorativi prevedono che i giorni festivi siano retribuiti in modo maggiorato. Siccome il lavoro festivo dovrebbe essere un qualcosa di “eccezionale” per il lavoratore, e non la regola, potrebbe essere corretto che se si supera un certo numero di giorni festivi lavorati in un certo lasso di tempo, ci sia una ulteriore maggiorazione della retribuzione: ad esempio, se si lavorano più di tre domeniche (o altre festività) in sei mesi, la maggiorazione potrebbe aumentare del 50%, se diventano più di sei del 100%, ecc.
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