Economia e Finanza

La frustrazione greca

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Colpiscono, ma non sorprendono, le proteste in Grecia contro il “piano di austerità”, che vorrebbe tentare di salvare la Grecia dal baratro. Non sorprendono perché non stupisce che la gente non voglia fare sacrifici per riparare ad errori che non considera i propri (ed in generale, alla gente non piace fare sacrifici a prescindere).
Ma la questione è estremamente banale: che alternative ci sono? A nostro parere, ci sono molti equivoci sulla questione.
Odifreddi scrive sul suo blog che la nazionalizzazione delle banche secondo lui sarebbe un fatto positivo. Dimenticando però di farsi una domanda decisamente importante:  chi pagherebbe per i costi di nazionalizzazione? La maggior parte degli Stati occidentali è pesantemente indebitato e non si può certo permettere di coprire eventuali debiti delle banche, a meno di non introdurre pesanti tasse o altri tagli.
Va poi sottolineato ancora una volta che è vero che le banche hanno responsabilità nella crisi, ma non perché adesso stiano “togliendo” qualcosa a qualcuno, tutt’altro: la colpa delle banche, non dimentichiamolo, è stata quella di essere troppo permissive nella concessione di prestiti e mutui anche a chi (privato o impresa) non era in grado di rimborsarli con adeguata certezza.
Le banche ci hanno sicuramente “mangiato su” (anche se va detto che quelle italiane un po’ meno, dato che la loro tradizionale restrittività nel concedere prestiti — “per averne uno devi dimostrare di non averne bisogno”, si è spesso detto — si è rivelato in questo caso un punto di forza), ma sarebbe ora che iniziassero a fare autocritica anche quanti, sfruttando la facilità dei prestiti, si sono comprati la casa, l’auto sportiva o il televisore da 52 pollici che in realtà non si povevano permettere
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]


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