La grande distribuzione organizzata (quale gli ipermercati) è spesso vista con sentimenti misti, giudicata spesso come un soggetto che costituisce una “minaccia” per la distribuzione tradizionale, ma che d’altra parte offre ai consumatori grandi opportunità di risparmi.
La premessa che ci sembra doverosa è che non si può pensare di voler tutelare un sistema meno efficiente solo perché è “tradizionale”, dato che alla fine chi ne paga i costi sono i consumatori (cioè i cittadini). Fatta questa premessa, però, c’è una domanda da farsi: la GDO è più efficiente? Verrebbe da pensare di sì, dato che può godere di grandi economie di scala.
In realtà, però, un elevato livello di concentrazione della distribuzione rischia di fare scattare un altro meccanismo, legato al fatto che ci si trova in una situazione di quasi-monopolio, e cioè una scarsa propensione ad utilizzare il prezzo come leva commerciale. In altre parole, è possibile che se il mercato è molto concentrato ci sia una scarsa propensione ad abbassare i prezzi e maggiore ad alzarli. Non si parla semplicemente di ipermercati contro la distribuzione tradizionale, ma di grado di concentrazione delle catene: se ci sono pochi player nel mercato, questo rischia di non essere un mercato.
Ed in effetti una ricerca che ha confrontato la situazione in diversi Paesi, mostra come questo fenomeno sia in effetti presente, specie in quei settori dove la GDO ha una fetta maggiore del mercato (es. comparto alimentare).
Il lavoro propone un’analisi a livello regionale della relazione tra la struttura di mercato della grande distribuzione organizzata (GDO) e l’andamento dei prezzi al consumo in alcuni paesi dell’area dell’euro (Germania, Spagna, Finlandia, Italia, Austria e Portogallo).
I dati utilizzati comprendono, per i punti-vendita le informazioni anagrafiche sulle singole imprese della GDO (di fonte ACNielsen), per i prezzi gli indici regionali relativi ai beni maggiormente venduti dalla grande distribuzione. L’analisi econometrica è svolta sul periodo 2003-09; il potere di mercato è misurato sulla base degli indici di Herfindahl-Hirschman, calcolati a livello di centrale d’acquisto, gruppo commerciale e negozio, sfruttando l’informazione relativa alle superfici di vendita per un campione di 118.540 imprese della GDO.
I risultati evidenziano una relazione positiva tra il grado di concentrazione e il tasso di crescita dei prezzi al consumo nel comparto alimentare e bevande non alcoliche, bevande alcoliche e tabacchi e altri beni. L’associazione diviene negativa per abbigliamento e calzature e articoli per la casa. L’evidenza è robusta rispetto a diverse specificazioni delle misure di concentrazione.
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