C’è un passaggio di un editoriale di Antonio Polito sul Corriere della Sera che ci sembra molto interessante da riportare perché sottolinea un aspetto che spesso ci si dimentica quando si parla della crisi:
[…] sostiene che se si obbedisce al mercato si disobbedisce inevitabilmente al popolo. Dimenticando che ogni democrazia, persino quella greca, può liberamente mandare a quel paese anche l’euro, purché ne accetti le conseguenze. I cosiddetti mercati non impongono nulla all’Italia: è l’Italia che con una certa frequenza va a chiedere loro i soldi per tenere in piedi lo Stato, compreso quello sociale. […]
Recentemente, abbiamo sentito più di qualcuno dire che “il debito è un’invenzione delle banche”, che è un’affermazione semplicemente idiota (perdonateci il termine, ma è difficile trovarne altri). Il debito è dovuto al fatto che uno consuma più di quello che si guadagna/produce. Se si vogliono risolvere i problemi, è necessario riconoscerli.
Intendiamoci: non è che la finanza sia esente da problemi, ma non bisogna neppure semplicisticamente pensare di poter scaricare semplicemente le colpe su di essa. Il problema di fondo è che molti Paesi “avanzati” hanno vissuto oltre le loro possibilità (non solo a livello sistemico, si pensi al quasi sistematico “abuso” del ricorso ai prestiti da parte dei consumatori USA), cui si è unito il fatto che molta “ricchezza” creata negli ultimi anni non era “reale”, ma figlia di una speculazione massiccia, con la creazione di bolle — a partire da quella immobiliare. Purtroppo, però, mentre quando la bolla si “sgonfia” non mancano i critici, quando la bolla invece si “sta gonfiando” e distribuisce direttamente o indirettamente ricchezza (anche solo virtuale, ma comunque non sostenibile) è raro che qualcuno si lamenti.
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