In queste ore di tensione sui mercati, lo spread tra BTP e Bund continua ad aumentare. Viene spontanea dunque la domanda “fino a quanto può aumentare” lo spread. Una domanda importante anche perché interessi elevati sul (grosso) debito italiano finiscono con il pesare non poco sui già malandati conti pubblici.
La premessa, come sempre, è che lo spread (cioè il differenziale tra i rendimenti di due titoli, solitamente espresso in punti base) rappresenta il “premio di rischio” per compensare il maggiore rischio percepito tra un titolo e l’altro. E ciò che i titoli rappresentano, cioè nel nostro caso i conti pubblici italiani e quelli tedeschi, essendo la Germania il Paese considerato come più affidabile.
Negli anni scorsi, c’erano degli analisti che si stupivano di quanto fosse ridotto lo spread tra i titoli italiani e tedeschi fosse ridotto, per molto tempo sotto i 50 punti base. Eppure, il debito italiano era enorme, i conti pubblici traballanti e la crescita lenta. Eppure, i mercati consideravano l’Italia estrematemene affidabile, in gran parte grazie all’ombrello dell’euro, cosa che ha permesso una drastica riduzione del costo del debito pubblico rispetto al decennio precedente.
La questione è che questa “magia” sembra essersi interrotta, e un default dell’Italia non sembra più impossibile ai mercati finanziari internazionali. Ecco allora che diventa fondamentale intervenire presto per risanare i conti pubblici ma anche per stimolare la crescita, altrimenti c’è il rischio concreto che lo spread torni verso i valori di degli anni ‘90, quando in certi momenti ha superato anche i 600 punti base.
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