Uno degli effetti dell’euro come moneta unica “responsabilizza” di più i governi circa i loro conti, dato che non si può giocare sui cambi per diminuire il costo del debito, ma va anche detto che nello scenario attuale forse il default di uno stato fa più paura di quello che dovrebbe realmente.
Sono stati in molti a sottolineare come oscillazioni tra le monete nazionali avrebbero potuto assorbire, almeno in parte, gli effetti della crisi del debito sovrano. Osservazione corretta, perché i cambi sono spesso stati usati per fare “default occulti”. Pensiamo alla Grecia: se la dracma fosse stata svalutata del 25%, sarebbe stata considerata una cosa normale, eppure i titoli greci avrebbero avuto un valore del 25% inferiore. Se la Grecia ipotizzasse di ripagare solo parzialmente il suo debito pubblico, diciamo restituirlo solo per il 75%, siamo di fronte ad un grave default, la cui semplice idea terrorizza i mercati. Eppure, c’è davvero così tanta differenza?
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Le svalutazioni del cambio avrebbero potuto tappare alcuni “piccoli” buchi, non avrebbero certo fatto ripartire decisamente l’economia in una fase di stallo. La recessione odierna dura troppo perchè non ripartono gli investimenti ed i consumi allo stesso tempo.
La finanza arriva dopo (borse, titoli…) e serve solo da volano per il pubblico.
Più che svalutare e rivalutare gli stati devono mettere in campo politiche di crescita serie, senza toccare le tasse. Insomma, ripartire non demolire quello che c’è.