Il 2010 sembra avere riportato in auge una tipologia di fondi che prima aveva perso appeal: i fondi bilanciati. I fondi bilanciati sono fondi che puntano a mantenere sotto controllo il rischio, con una portafoglio di titoli non “settoriale”, ma diversificato per includere azioni, obbligazioni, titoli di stato (non vanno però confusi con i fondi absolute return — che hanno similitudini in termini di “varietà” del portafoglio, ma puntano ad un rendimento “assoluto” e non confrontato con un benchmark).
A fare perdere appeal a questi fondi è stato, già prima della crisi finanziaria, il moltiplicarsi di proposte che, sotto la stessa etichetta, puntavano ad obiettivi anche molto diversi (con la presenza sia di fondi “prudenti” che “aggressivi”), riducendo quindi la trasparenza e la chiarezza per gli investitori. Questo sommato ad una generale “delusione” delle gestioni attive — e i fondi bilanciati sono attivi per eccellenza — che ha spinto gli investitori verso altri strumenti, come gli ETF.
Ad ogni modo, nell’ultimo anno i fondi bilanciati (anche se in realtà sotto l’”etichetta” di fondi allocation hanno raccolto numerose adesioni. Il fenomeno va probabilmente letto come una sorta di “bipartizione” del mercato dei fondi. Chi è interessando a fondi “tematici” e settoriali, si è spostato verso gli ETF. Al contrario, chi considera un plus la gestione attiva di un fondo, si sta muovendo verso tipologie di fondi in cui la gestione ha spazi di manovra più ampi, e quindi ha modo di dimostrare la propria abilità.
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